Una rapida smorfia, quando scopre -dopo aver chiesto se il palmare fosse un prodotto nazionale- che il piccolo gioiellino è frutto della tecnologia giapponese. Vero disappunto per lui, sostenitore in tutti gli ambiti (postali compresi) del “made in Italy”. Per il resto si mostra entusiasta, tanto da farsi scappare, davanti alle decine di monitor continuamente aggiornati, che “Il Grande fratello è niente”.
Cronaca spicciola della recente visita compiuta dal ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola, al polo tecnologico di Poste italiane all’Eur. Scortato dai massimi vertici della società, ossia dal presidente Giovanni Ialongo e dall’amministratore delegato Massimo Sarmi.
Dopo l’ampliamento del complesso registrato negli ultimi anni, l’itinerario si compie su binari già percorsi, il 3 dicembre scorso, dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Con sintetiche spiegazioni da parte del personale e sguardi stupiti di chi... non avrebbe mai immaginato.
Tre le principali zone in cui il “cuore” informatico della società è suddiviso; operative 24 ore su 24, sono in grado di raccogliere e studiare i dati provenienti dall’intera rete.
C’è la sala controllo dei flussi logistici: elabora, ad esempio, i dati raccolti da chi svuota le cassette, oppure i quantitativi originati dai grandi utenti, così da programmare il lavoro a valle. Fino, ecco l’oggetto che ha causato la delusione del ministro, agli apparecchietti dei portalettere che documentano in tempo reale la consegna di un invio registrato e stampano la relativa ricevuta.
Nel secondo ambiente ci si occupa di servizi e sistemi. Da qui transitano le notizie relative, ma sono solo un paio di casi fra quelli possibili, ai postamat che stanno per finire le banconote o alle pratiche per la regolarizzazione degli stranieri presentate agli sportelli.
La sicurezza è il punto intorno al quale ruota il terzo nodo. Sicurezza concepita a 360 gradi, dai tentativi di phishing (quattro quelli segnalati dai display mentre Claudio Scajola vi transita davanti) alle violazioni della rete (poche ore prima -dice Sarmi- quest’ultima è stata bersaglio di un’offensiva elettronica in grande stile: centomila tentativi di attacco nel giro di trenta minuti!). Oppure gli allarmi per furti e rapine: sugli schermi scorrono le immagini dei ladri che, una volta entrati nell’ufficio deserto, cercano di violare la cassaforte, mentre da Roma c’è qualcuno che osserva e chiama le forze di polizia. Senza contare i comportamenti dei clienti che potrebbero apparire anomali e che pertanto richiedono un approfondimento. L’acquisto da parte dello stesso titolare di due “Postepay” in due uffici differenti nel medesimo giorno è un motivo di attenzione, come pure le spese contemporanee che, non essendo conformi alla storia del cliente, potrebbero nascondere un’anomalia.
Dietro a tutto quanto, c’è l’approccio dell’amministratore delegato. “Occorre diversificare i servizi”, ammette Massimo Sarmi. “La nostra ambizione è che questa piattaforma sia usata da altre realtà”, e la Pubblica amministrazione potrebbe essere una interlocutrice. Insomma, c’è “un nuovo profilo di servizio per chi lo vuole”. Il rappresentante del Governo appare convinto. “Fatemi un preventivo”, conclude Scajola.