“Si partecipa che con effetto dal 1° agosto p.v. sarà istituito sul territorio dello Stato della Città del Vaticano un ufficio postale”. Così recita la circolare italiana del 30 luglio 1929, riguardante la Convenzione per i servizi postali con la nuova entità creata dai Patti lateranensi nel febbraio precedente.
“I francobolli postali provvisorii della Città del Vaticano -certificava poco dopo «Il corriere filatelico»- sono stati posti in vendita, cosicché al mattino del 1° agosto, alle ore 9 precise, se ne è iniziata la distribuzione”. Tre i tipi: il triregno su chiavi decussate per i tagli più piccoli (5, 10, 20, 25, 30, 50, 75 centesimi), il volto di Pio XI sui restanti (80 centesimi, 1,25, 2,00, 2,50, 5,00 e 10,00 lire), la stessa effige ripresa in un diverso formato, più lungo, per gli espressi (2,00 e 2,50 lire).
Ad ottant’anni di distanza, oggi non ci sarà un’emissione speciale, ma un annullo, anzi due: il primo impiegato dalle Poste vaticane ed il secondo da quelle italiane, quest’ultimo disponibile allo spazio filatelia di Roma. Parallela è l’immagine: cita i due stemmi ufficiali attuali. Non, come magari sarebbe stato logico, anche se inopportuno, quelli dell’epoca. Da oltre Tevere è stata predisposta, inoltre, una busta speciale (costo 3,00 euro, 4,50 con il raccoglitore, più spese postali) inerente il solo manuale vaticano.