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editor Fabio Bonacina

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Il caso delle missive amorose, tratte da un manuale per professionisti risalente al XII secolo, presentato questo pomeriggio nel Perugino

Tanti saluti (o baci) quanti pesci sono nel mare, o quante foglie sono sugli alberi. Frasi di circostanza che gli “esperti” suggerivano a chi voleva imparare il mestiere. Ma già una quarantina d’anni dopo apparivano iperboli ormai troppo sfruttate, che gli stessi specialisti invitavano a mettere da parte. Ciò che importa, comunque, è che, secondo gli studiosi di oggi, risultino abbastanza codificate e trovino le proprie origini addirittura nella società romana, quando le missive erano articolate in cinque parti: “salutatio”, “exordium”, “narratio”, “petitio” e “conclusio”.

Si è discusso di lettere e soprattutto di missive sentimentali del Medioevo a Monte del Lago, frazione di Magione (Perugia), questo pomeriggio, grazie al Comune e alla Associazione villa Aganoor-Pompilj. E grazie ad una scoperta dovuta al professore di Letteratura latina medievale e umanista Francesco Stella e alla ricercatrice Elisabetta Bartoli, entrambi dell’Università di Siena.

“Quello che abbiamo trovato a Verona -ha precisato il docente- non è in assoluto il primo manuale di epistolografia, ma è il primo che contiene anche lettere d’amore”. Dovuto a Maestro Guido, è intitolato “Modi dictaminum” e risale alla seconda metà del XII secolo. I manuali di lettere sono tipici del Medioevo, perché prima non si usava insegnare tali tecniche; ad un certo punto, però, diventano necessarie ai professionisti (“dictatores”) che scrivono per conto terzi, soprattutto per le strutture pubbliche. Non sono intrattenimenti per eruditi, ma hanno una valenza pratica. Per il periodo -ha aggiunto Elisabetta Bartoli- “le epistole sono documenti fondamentali di comunicazione”, sia quelle di natura pubblica che le private. Uomini e donne (altra leggenda scardinata) scrivevano -o facevano scrivere- senza differenziarsi nei contenuti, sfoderando, quando necessario, un linguaggio diretto.

Al valore del ritrovamento si aggiunge l’importanza attuale conferita dallo storico: se missive originali sono ben rare, quelle impiegate come modelli per gli allievi si sono salvate. Aprono così “uno spaccato di vita quotidiana, sono una miniera di informazioni”. Le missive amorose, poi, rappresentano “un grimaldello per entrare in un Medioevo che sembrava ingessato su Chiesa, Impero” e altri grandi temi.

In base alle programmazioni, il volume con le casistiche ritrovate dovrebbe essere dato alle stampe l’anno prossimo.

I due relatori, Francesco Stella ed Elisabetta Bartoli, questo pomeriggio
I due relatori, Francesco Stella ed Elisabetta Bartoli, questo pomeriggio



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