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editor Fabio Bonacina

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L’idea di creare il Museo internazionale dell’immagine postale nacque per la presenza delle spoglie attribuite a san Rufo, dal 1975 patrono dei portalettere

Il casellario, nell'ultima brochure predisposta dal Comune
Il casellario, nell'ultima brochure predisposta dal Comune

L’idea -ricordano oggi a Belvedere Ostrense- l’ebbe il critico e storico dell’arte Armando Ginesi, che suggerì di creare il Museo internazionale dell’immagine postale nel piccolo paese in provincia di Ancona. Avviando un’originale esperienza di marketing territoriale, visto che il centro ormai da quasi due secoli ospita e venera i resti attribuiti a san Rufo, dal 1975 patrono dei portalettere.

Questa peculiarità ha fornito lo spunto per creare qualcosa di diverso dal museo filatelico, un’istituzione -ammette Ruggero Giacomini in “Belvedere Ostrense”- “che si prefigge di raccontare la storia dei sistemi postali, così come si sono sviluppati nei vari Paesi del mondo attraverso un’apposita documentazione”, che spazia dalle divise dei portalettere alle insegne, dai sacchi ai sistemi di trasporto e a tutto quanto è attinente.

La struttura, organizzata in alcune sale nell’edificio di via Vannini 7, è stata inaugurata il 3 dicembre 1989. Successivamente -era il 13 aprile 1996- è giunto il francobollo promozionale da 500 lire, accompagnato nel tempo da diversi annulli. Vent’anni dopo, meriterebbe di essere ripensata e valorizzata: la sede accoglie parte del materiale conservato ed è visitabile solo su appuntamento, telefonando in Comune allo 0731.617.003. Il servizio di guida è svolto da alcuni volontari che fanno capo alla Pro loco e hanno seguito un corso specifico.

Accanto a reperti dedicati appunto all’iconografia, un ambiente è riservato alla mail-art, documentazione raccolta durante la fase aurea del Museo, conclusasi con l’ultima manifestazione nel 2001. Tra i materiali esposti, un vero casellario e un pezzo di antiquariato: la raccolta delle dieci liriche d’amore stampate su cartolina dallo scrittore e poeta futurista Armando Mazza, dono della figlia.

Alcuni scorci dell'interno e del materiale conservato
Alcuni scorci dell'interno e del materiale conservato



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