Un supporto che, purtroppo, va snaturandosi. È la biblioteca dell’ex ministero alle Comunicazioni, collocata negli enormi spazi dell’Eur, in viale America 201.
Già di non comodissima fruibilità (l’apertura al pubblico è dal lunedì al venerdì fra le 9 e le 13), in questi mesi sta subendo una ristrutturazione, volta ad accogliere gli analoghi servizi che facevano capo agli altri due dicasteri confluiti nello Sviluppo economico, ossia Attività produttive e Commercio estero. Una mossa volta a razionalizzare le risorse, ma che non risponde al quesito di base: e se un prossimo Esecutivo ricambiasse le carte in tavola, “spacchettando” di nuovo il superministero?
Domanda cui nessuno sa replicare; intanto -si legge nel sito istituzionale- la biblioteca “si propone di essere un significativo punto di riferimento per la documentazione e l’informazione nel campo delle comunicazioni e delle nuove tecnologie dell’informazione. L’approccio di tipo multidisciplinare -tecnologia, economia, normativa, management, storia, filatelia, sociologia- vuole fornire una visione complessiva del mondo delle telecomunicazioni. Conservare e diffondere il proprio considerevole patrimonio storico e documentare il costante aggiornamento della conoscenza sono le principali linee di attività”.
Il settore postale -viene precisato a “Vaccari news”- “è solo una parte minoritaria di un fondo che interessa più in generale il mondo delle comunicazioni, soprattutto dal punto di vista legislativo (abbiamo, ad esempio, i bollettini ufficiali dal 1861) e tecnico. Cui si aggiungono i documenti originali, come i decreti e i brevetti riguardanti le attività di Guglielmo Marconi, oggi consultabili anche on-line”. Per un capitale -escludendo il materiale in arrivo dalle altre strutture- di 120mila unità tra monografie e testate, adesso seguito da sei persone (ai tempi d’oro erano quindici).
Già in passato aveva assorbito raccolte eterogenee. Come i volumi, di vario genere comprendenti letteratura dell’Ottocento e stampati degli anni Venti, che appartenevano al vecchio servizio circolante del Dopolavoro pt di Roma.
Ma chi frequenta, oggi, la biblioteca? “Diciamo che il 60% è costituito da personale interno, e la quota restante è rappresentata da studenti e ricercatori. Va sottolineato, comunque, che è gratuitamente aperta a tutti ed è attivo pure il prestito interbibliotecario”.
Il problema di fondo è sempre lo stesso, che la accomuna all’attiguo Museo storico pt: la carenza di risorse.
Nel frattempo, si cercano altre strade per valorizzare quanto posseduto, senza sbilanciarsi troppo dal lato economico. Come il percorso che accompagna gli utenti all’ingresso: una decina di vetrinette dove sono raccolti volumi antichi, stampati tra il XV e gli inizi dell’Ottocento, ancora un retaggio di vecchie donazioni.