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editor Fabio Bonacina

27141 news from 8/3/2003

Nonostante filtri ed altri accorgimenti, il fenomeno del “phishing” fa parte ormai della quotidianità elettronica

Il “phishing” non è uno scherzo…
Il “phishing” non è uno scherzo…

Il premio in natura o in denaro (l’importo, da cui detrarre bizzarramente la commissione, varia da avviso ad avviso), per ritirare il quale basta eseguire una facile operazione; i tentativi “sospetti” di prelievo che hanno indotto la società a bloccare il conto (e quindi occorre inserire i propri dati per renderlo ancora operativo); gli avvertimenti perentori anti frode (se ci si rifiuta -è la minaccia- l’azienda non si riterrà responsabile per ulteriori problemi con l’account) o riferiti a tentativi non autorizzati di trasferimento fondi; la presentazione di nuove misure “per accrescere il livello di sicurezza dell’online banking, in relazione ai frequenti tentativi di accedere illegalmente ai conti bancari”; il suggerimento di cambiare codice di accesso utilizzando un determinato link; la segnalazione che diversi computer, magari da un imprecisato estero, “si sono collegati al suo conto”. E non mancano i richiami all’attualità, come la richiesta di contributi per aiutare i sopravvissuti di Haiti o gli interventi per affrontare la crisi finanziaria.

Seppure sia l’1 aprile, non si tratta di uno scherzo, e chi impiega quotidianamente computer ed e-mail lo sa. Il “phishing” resta una delle piaghe principali: non solo per i rischi che comporta (lo confermano i rapporti della Polizia delle comunicazioni e la cronaca) ma, nel migliore dei casi, per la noia nel selezionare il materiale che arriva, senza comunque perdere di vista quanto viene scartato automaticamente, poiché capita pure che nel cestino della spazzatura virtuale vi finiscano messaggi attesi.

Tra le realtà il cui nome, i loghi, i recapiti ed interi brani di testi ufficiali vengo sfruttati per indurre in errore il malcapitato di turno figura Poste italiane. L’operatore mantiene aggiornato un ampio spazio web che si rivolge al pubblico, spiegando come comportarsi in caso di e-mail sospette. Sapendo che la società “non chiede mai, attraverso messaggi di posta elettronica, lettere o telefonate, di fornire i codici personali, i dati delle carte di credito o della carta Postepay. Pertanto, non è opportuno rispondere a e-mail, lettere o telefonate che abbiano come oggetto la richiesta di dati personali”. In presenza di situazioni del genere è meglio informare immediatamente l’azienda, chiamando il numero gratuito 803.160.

Intanto, per domani la stessa Polizia delle comunicazioni ha organizzato in ogni capoluogo di regione la prima “Giornata della sicurezza sul web”.




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