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editor Fabio Bonacina

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L’iniziativa di Seul per ricordare i ventuno alleati della Guerra scoppiata sessant’anni fa

La prima versione del francobollo emesso nel 1951: la bandiera italiana è quella in uso durante il Regno
La prima versione del francobollo emesso nel 1951: la bandiera italiana è quella in uso durante il Regno

“Nel 2010 ricorre il 60° anniversario dello scoppio della Guerra di Corea. La pace, la prosperità e la libertà che oggi viviamo e celebriamo nascono dal sacrificio, dall’altruismo e dal contributo del vostro Paese. La Corea del Sud sarà eternamente in debito nei vostri confronti e continuerà a rafforzare la fiducia reciproca e l’amicizia che lega le nostre Nazioni. Al coraggio degli eroici uomini e donne dei 21 Paesi delle Nazioni Unite che hanno prestato servizio durante la Guerra di Corea va tutto il nostro rispetto e la nostra profonda gratitudine”.

È il messaggio che il Governo di Seul ha fatto pubblicare oggi sui principali quotidiani italiani, ma testi analoghi compaiono sui giornali degli altri alleati che a partire dal 1950 scesero in campo per contrastare il superamento, da parte di Pyongyang, del 38° parallelo.

Anche Roma diede il proprio contributo. L’Italia -ricordano dall’Ambasciata sudcoreana ricostruendo l’apertura delle ostilità, avvenuta il 25 giugno 1950- non era ancora membro dell’Onu. Ciononostante, “aiutò la Corea inviando per spirito umanitario l’ospedale da campo n.68 della Croce rossa completo di 128 componenti del personale medico, che prestò la propria assistenza fino al gennaio 1955”.

Non a caso, il Bel Paese venne ricordato nella maxi serie uscita tra il 15 settembre 1951 e il 10 febbraio 1952, dove la bandiera locale è associata a quella del partner, mentre in mezzo si trovano il simbolo dell’Onu o la Statua della Libertà. Si tratta di 44 esemplari da 500 won, due per ogni interlocutore, ma l’Italia ne ebbe quattro. Nella prima versione era stato impiegato erroneamente il drappo del Regno, ma con la seconda, giunta dopo le rimostranze diplomatiche, non è che le cose furono sistemate: lo stemma sabaudo rimase, depurato soltanto dalla corona e un po’ più grande.

Anche dal punto di vista del servizio postale rimane una traccia della presenza tricolore: sulle lettere spedite dai membri del contingente venivano applicati vistosi cachet. Il corriere transitava poi attraverso la posta militare statunitense.

Una delle missive originate dal contingente tricolore ed avviate attraverso il sistema di posta militare statunitense
Una delle missive originate dal contingente tricolore ed avviate attraverso il sistema di posta militare statunitense



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