La discutibile prassi italiana di attendere l’ultimo momento per annunciare gli aumenti questa volta subisce una vistosa eccezione. E non perché l’operatore abbia reso noto formalmente il provvedimento (a domanda precisa, nemmeno le strutture dedicate rispondono), ma per una necessità operativa: l’aggiornamento è stato valutato complesso dal punto di organizzativo, quindi si è scelto di informare almeno il personale incaricato.
D’altro canto, le basi del cambiamento c’erano: il “decreto incentivi”, trasformato in legge e pubblicato il 25 maggio in “Gazzetta ufficiale”, è chiaro: “a decorrere dal novantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione” solo i prodotti inseriti nel servizio universale (invii, compresi raccomandati e assicurati, fino ai due chili, oltre ai pacchi ordinari fino ai venti) dovranno restare esenti dall’iva.
Quindi, dal 24 agosto -non è un caso se l’attuale promozione scade il giorno precedente- si dovrebbe cambiare, e “postacelere 1 plus”, “paccocelere 1 plus”, “paccocelere 3” e “paccocelere maxi”, appartenenti alla categoria del corriere espresso, subiranno un aggiornamento. Di fatto, per le aziende muta poco, in quanto l’imposta per quello che viene ritenuto un servizio potrà essere scaricata; cambia invece per l’utenza privata, che di fatto si trova innanzi ad un aumento secco di almeno il 20%. Perché l’introduzione dell’aliquota si associa ad alcuni ritocchi nei prezzi e, per il solo “paccocelere 1 plus”, alla revisione degli scaglioni di peso.
In base ai dati raccolti da “Vaccari news”, il listino verrebbe così aggiornato: il “postacelere 1 plus”, per invii fino ai tre chili e consegna in un giorno, passa da 10,00 a 12,00 euro. Il “paccocelere 1 plus” attualmente è valido per colli fino ai trenta chili da recapitare in un giorno e costa 15,30 euro; poi (tranne che per i carnet e gli accordi commerciali) verrà spezzato in tre classi: fino a tre chili costerà 15,60 euro, dai tre ai quindici 19,20, dai quindici ai trenta 22,20. Il “paccocelere 3”, valido per spedire fino ai trenta chili in tre giorni, cresce da 9,10 a 11,40 euro ed il “paccocelere maxi”, per oggetti particolarmente pesanti (fino a cinquanta chili) e ingombranti, con consegna statistica nei due giorni, lievita da 25,00 a 30,00 euro.
Nulla cambia per il pacco ordinario, che può pesare fino a venti chili e, in cinque giorni statistici, con 7,00 euro dovrebbe essere consegnato.
A mitigare il provvedimento, la possibilità di acquistare i soliti carnet, dal prezzo immutato e validi per 60 o 120 invii. Un trattamento solo in parte di favore, poiché il pagamento è naturalmente anticipato e i buoni avrebbero una scadenza. Davanti alle spedizioni respinte, inoltre, non saranno richieste le spese.
Quanto ai rapporti internazionali, i prezzi varieranno in base all’applicazione o meno dell’imposta nel Paese di destinazione.
Un’altra conseguenza ha dirette ripercussioni per i filatelisti: come per la “raccomandata1”, non sarà più possibile affrancare usando cartevalori postali. Contabilmente -è la spiegazione- la vendita dei francobolli a livello centrale macro non viene conteggiata ai fini iva, mentre gli importi riscossi sui pacchi e memorizzati nelle “tp label” e in conto cassa dell’ufficio lo sono. Per evitare commistioni, le due contabilità devono viaggiare separate, così da non incorrere in accuse di frode fiscale.