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editor Fabio Bonacina

27143 news from 8/3/2003

Su 1.100 sedi presenti nella regione, anche ieri sedici sono rimaste ferme per l’alluvione. Oggi serrande abbassate a Meduna e Vicenza 2

Verso la normalizzazione, ma a fatica, in Veneto, colpito all’inizio della settimana dalla devastante inondazione. Ed anche Poste italiane, nelle aree più sinistrate, ha dovuto interrompere il servizio.

Su 1.100 uffici presenti nella regione, ancora ieri ne sono rimasti chiusi sedici: Bovolenta e Saccolongo (nella provincia di Padova); Asolo, Col San Martino, Gorgo, Meduna e Motta di Livenza (Treviso); Cassone, Perzacco e Soave (Verona); Monteviale, Posina, Quinto Vicentino, Valli del Pasubio, Valstagna e Vicenza 2 (Vicenza).

Oggi tutti hanno riaperto al pubblico, eccetto due: Meduna e Vicenza 2, che si trova nel pieno centro storico della città.

Dal punto di vista meteorologico -aggiungono dalla Protezione civile- il contesto è migliorato, però “la situazione è ancora critica su tutto il territorio devastato dall’alluvione, dove proseguono gli interventi di ripristino. I livelli dei corsi d’acqua che sono esondati o che hanno rotto gli argini nei giorni passati sono in generale diminuzione, ma rimane uno stato di attenzione nella parte terminale delle aste fluviali in fase di smaltimento delle piene”.

Intanto, il governatore regionale, Luca Zaia, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Chiedo -si legge- al Consiglio dei ministri un intervento immediato, che riconosca compiutamente la situazione di crisi che si è determinata in Veneto, decidendo uno stanziamento straordinario per aiutare l’economia veneta a risollevarsi”. Aggiungendo, fra l’altro, che “nemmeno la tragica e storica alluvione del 1966 regge al confronto” e che “in 72 ore, straordinarie ed incontrollabili precipitazioni hanno messo in ginocchio l’intera economia regionale, creando pesanti disagi a tutta l’area settentrionale delle Penisola”. Ricordando il blocco dell’autostrada “A4”, 50 centimetri d’acqua caduti nelle sole zone di pianura contro i 20 del 1966, 500mila persone interessate dall’evento calamitoso, 3mila sfollati, 121 comuni colpiti, più di venti argini rotti con conseguenti tracimazioni, l’innesco di fenomeni franosi su più versanti, intere parti di città capoluogo sommerse. “I danni economici -ha precisato- sono al momento stimati, sicuramente per difetto, in almeno 100 milioni di euro”.

Uno degli uffici coinvolti dalla chiusura obbligata, quello a Valli del Pasubio
Uno degli uffici coinvolti dalla chiusura obbligata, quello a Valli del Pasubio



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