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Dall’Ottocento ad oggi, la comunicazione a distanza presentata al Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa

Il Museo di Trieste ha allargato l'area telegrafica
Il Museo di Trieste ha allargato l'area telegrafica

Telegrafia, roba d’antan? Si direbbe di no, a giudicare dalle persone che questo pomeriggio a Trieste sono intervenute alla presentazione dell’ampliamento al Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa. Attivo, come ha ricordato la sua direttrice, Chiara Simon, da tredici anni. Certo, alcuni ex dipendenti, come la signora agli apparecchi di ricezione quella notte in cui arrivò la notizia della morte di Benito Mussolini o quando la macchina, quasi miracolosamente, stampò la foto dell’incoronazione di Elisabetta II, sono venuti soprattutto per ricordare quanto avevano vissuto o visto. Un altro operatore a riposo ha spiegato di come, una o due volte all’anno, doveva andare a Miramare per controllare una cabina, ormai abbandonata ma giudicata ancora strategica. Da lì partiva il vecchio cavo imperialregio che raggiungeva la Dalmazia e Corfù. Pare avessero costruito la linea per servire la mitica Sissi, quando scendeva sul mare.

All’incontro, però, vi hanno partecipato anche ragazzi, e questo dimostra attenzione per gli esordi di un cammino che prosegue ancora oggi.

“La telegrafia -ha detto uno dei relatori, Mario Coglitore, ricercatore attivo nell’ambito di Poste italiane- è la storia di tutto quanto è venuto dopo”. Per un americano o un europeo di metà Ottocento era una cosa imprescindibile. Riempire le campagne di pali rappresentava un’epopea; srotolare cavi negli oceani per collegare i continenti costituiva un’epopea nell’epopea. “Come oggi con internet, in quei conduttori passavano notizie diplomatiche, ufficiali, commerciali, personali...”. L’obiettivo, nel 1865 con la nascita dell’Unione internazionale telegrafica, era avere il controllo sulle reti, anche dove si interrompevano per qualche ragione. In tale crescendo, spicca la figura di Guglielmo Marconi, che nel 1893 progetta di abbandonare i fili per utilizzare le onde: al ministero delle Poste italiano non considerano la sua idea, e lui si rivolge a Londra, che invece capisce. Ancora adesso, l’Uit, la quale nel frattempo ha esteso il raggio d’azione dai telegrafi alle telecomunicazioni, “è attivissima. Se oggi telefoniamo, abbiamo il telefono in casa, è perché siamo debitori di quella storia”. Insomma, “chi controlla le comunicazioni, controlla il pianeta”.

Marco Zanettovich, invece, si è occupato degli aspetti più spiccioli, esaminandoli con l’occhio del collezionista. “Cosa centra il fax con la posta?”, si è chiesto. Il collegamento -è stata la sua risposta- è evidente in diversi aspetti, uno dei quali rappresentato dal servizio che ancora oggi Poste italiane fornisce a chi non ha un proprio apparecchio ma ricorrere a quello che un tempo si chiamava “Bureaufax”. “La parola «facsimile» -ha aggiunto- viene dal latino, e significa «fai qualcosa di simile», una copia. A metà degli anni Ottanta del Novecento lo strumento era destinato alle attività commerciali e chi lo gestiva era la Sip, che fece addirittura un elenco specifico degli utenti. Nel 1983 noleggiare un apparecchio costava tra le 180 e le 300mila lire al mese; quattro anni dopo con 10 milioni se ne acquistava uno. Oggi pagando 60,00 euro si ottiene uno strumento con prestazioni decisamente superiori, programmabile e dotato di memoria, senza considerare i multifunzione che possono servire da fotocopiatrice a colori, scanner e si collegano al pc. Anche la velocità di trasmissione nel tempo è cambiata, e gli esperti identificano quattro gruppi di modelli: il primo, il più vecchio, impiegava sei minuti per spedire una pagina, con i più recenti bastano trenta secondi. Tempi comunque infiniti, se paragonati alle potenzialità di una e-mail...

La cultura materiale, dunque, come riferimento per il futuro, come biglietto da visita, e perché no come storia d’impresa. Anche secondo la società per azioni Poste italiane. Che ora -lo ha annunciato la responsabile per la comunicazione nel Triveneto, Patricia Da Rin- guarda con una nuova attenzione agli edifici postali: complice il centocinquantesimo della struttura, creata appunto nel 1862, sta progettando una mostra per valorizzarli.

Due momenti della presentazione, svoltasi questo pomeriggio a Trieste: sopra Mario Coglitore, sotto Marco Zanettovich
Due momenti della presentazione, svoltasi questo pomeriggio a Trieste: sopra Mario Coglitore, sotto Marco Zanettovich



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