Ha adesso un preciso valore lo scambio di azioni tra Cassa depositi e prestiti e ministero dell’Economia e delle finanze relativo a Poste italiane. Riguarda l’intero pacchetto delle quote finora detenuto da Cdp e che il dicastero aveva richiesto il 30 giugno scorso.
La permuta vede la cessione da parte della Cassa di 457.138.500 azioni intestate appunto a Poste, corrispondenti al 35% del capitale sociale, del valore complessivo di 3.288.715.946 euro. Cui si aggiungono 1.632.624.218 azioni di Enel, equivalenti al 17,36% del totale, stimate 6.606.740.423 euro (oltre ad altri 163.262.421,80 euro, cioè l’acconto sul dividendo 2010 distribuito dalla stessa Enel spa e riguardante le medesime azioni) e 709.987 azioni di Stmicroelectronics holding nv, rappresentative del 50% del capitale, e indirettamente corrispondenti a 125.352.377 azioni di Stmicroelectronics nv, ossia il 13,77% del patrimonio, pari a 810.917.062 euro. In cambio delle tre rinunce, dal dicastero otterrà 655.891.140 azioni dell’Eni (il 16,38% del totale), stimate 10.706.373.431 euro. Considerate le 400.288.338 azioni già possedute, Cdp arriva a controllare il 26,37% del gruppo impegnato nel settore energetico. Il decreto è stato firmato il 30 novembre ed ora dovrà essere pubblicato in “Gazzetta ufficiale”. Con l’operazione, il Mef otterrà il 100% delle azioni di Poste italiane.
Intanto, procede la fase di acquisizione da parte di Poste di Mediocredito centrale. Contrariamente alle ipotesi, Icrrea holding (vale a dire il mondo delle cooperative) si è messa da parte e la società guidata da Massimo Sarmi ha proceduto da sola, offrendo attorno ai 140 milioni, cifra equivalente al patrimonio netto della struttura. Ora la proposta, funzionale all’avvio di quella che viene chiamata Banca del Mezzogiorno, è al vaglio della proprietà, ossia Unicredit. In base alle ipotesi l’istituzione dovrebbe diventare il punto di riferimento per il “Piano nazionale per il Sud”, varato dal Governo il 26 novembre.
Anche dal punto di vista della liberalizzazione pare che le cose si stiano muovendo. Ieri il “Corriere della sera” ha dato delle anticipazioni sul documento predisposto dal ministero e destinato al Consiglio dei ministri. Prevedrebbe un regime particolare per le missive fino ai 50 grammi di peso e un’agenzia interna al dicastero in grado, almeno per i primi tempi, di sostituire l’autorità di garanzia. Una scelta -ha commentato il quotidiano- che si presenta come un “compromesso” tra le esigenze di Poste italiane e quelle dei concorrenti, guidati da Tnt.