Una protesta non particolarmente evidente all’esterno, ma che c’è stata. Lo dimostra, fra l’altro, uno striscione: riferendosi all’Istituto postelegrafonici, lo definisce “economico, efficiente, soppresso”.
È stato appeso davanti alla sede di via Asia 67 a Roma. Anzi all’ex sede, perché formalmente l’ente di previdenza non esiste più. Cancellato dal Governo in maggio -dopo anni di provvisorietà (fra i presidenti ed i commissari ci fu anche l’attuale vertice del gruppo Poste italiane, Giovanni Ialongo)- nell’ambito del decreto recante “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”. Le sue attività sono passate all’Istituto nazionale della previdenza sociale. Lo stesso che qualche giorno fa ha tratteggiato un futuro fosco per chi andrà in pensione fra una trentina d’anni.
Pure la vetrina elettronica sta per spegnersi. Lo spiega nella “home page” una breve nota, messa sotto al titolo “Da Ipost a Inps”. “Tra qualche settimana -è il testo- non sarà più possibile accedere direttamente al portale web dell’Istituto postelegrafonici tramite l’indirizzo www.ipost.it. L’accesso a questo sito web sarà possibile solo tramite il portale dell’Inps (www.inps.it)”. “In un futuro immediato” -è l’aggiunta che già si legge in quest’ultimo- “confluiranno nel sito web dell’Inps tutte le informazioni e i servizi in base alle norme dettate del decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali”.