Certo, ci sono le opere a taglio epistolare proposte dal palco, come è capitato di recente con “Destinatario sconosciuto”. Oppure i francobolli, il prossimo dei quali uscirà il 27 marzo per la “Giornata mondiale”.
Ma il collegamento tra i mondi della rappresentazione e della posta è più profondo. Lo prova, ad esempio, il Civico museo teatrale “Carlo Schmidl”. Si trova in via Rossini 4 a Trieste ed è dedicato al suo fondatore, che nel 1872 cominciò a mettere da parte libretti d’opera. Documenta la vita del teatro e della musica locali dal Settecento ad oggi, proponendo manifesti, locandine, fotografie, stampe, medaglie, dipinti, strumenti musicali, oggettistica, fondi archivistici e manoscritti autografi.
Fra questi, figura il materiale lasciato da Giorgio Strehler. Nell’area espositiva (piccola rispetto all’esistente: solo i libri e le riviste raggiungono quota quattromila pezzi) offre, ad esempio, alcune delle oltre seicento corrispondenze possedute. Sono, in particolare, lettere familiari del periodo bellico e cartoline di augurio, nonché carte intestate del Piccolo di Milano, di cui l’artista giuliano fu tra i fondatori.
Una saletta è intitolata a Giuseppe Verdi e nella bacheca, a caratterizzare coreograficamente l’allestimento, è visibile un vero e proprio tappeto di buste, viaggiate e no. Permette di documentare un episodio di cronaca cittadina. Associavano -spiegano dall’istituzione culturale a “Vaccari news”- i dati dell’autore e i motti che identificavano le opere inviate per il concorso al monumento del musicista; per non influenzare la giuria, nella prima fase tali opere dovevano rimanere anonime. “L’esposizione delle buste è stata scelta per evidenziare la grande rispondenza che ha avuto il concorso con la partecipazione di ben 76 artisti”. Bandito nel 1901, vide il suo completamento con l’inaugurazione della statua, il 27 gennaio 1906. Statua oggi collocata in piazza San Giovanni.
Ancora, due pannelli offrono fotografie e cartoline, alcune caricaturali, di diversi protagonisti, da Ferruccio Busoni a Gustav Mahler, da Ignacy Paderewski a Richard Strauss.
Forse, però, il richiamo più inatteso è assicurato da un quadro, “Ritratto della moglie di un coreografo” di Cesare Cechetti. L’anno di realizzazione è ignoto. In mano, la donna ha una lettera, nella quale si legge “Pour mon an, pour mon desir, la vertu me plait choisir, a mon unique e cher ami, monsieur le directeur Cechetti”. Un messaggio che potrebbe celare più di un significato…