Ironia a parte, almeno per una volta. Anche se il tema si presta. Dopo una serie di voci e sussurri che hanno animato la cronaca specializzata l’anno scorso, e dopo alcune sperimentazioni, il progetto è diventato realtà. Alla chetichella, gli uffici postali più frequentati si sono dotati di un’ulteriore attrezzatura: è il distributore dei “gratta e vinci”, attraverso il quale l’avventore -magari in attesa del proprio turno per pagare una bolletta- tenta la sorte, con la speranza di vedersi moltiplicati gli euro spesi.
L’iniziativa rientra in un approccio più ampio; approccio che, non a caso, il contratto di programma, sottoscritto in novembre ed ora all’esame del Comitato interministeriale per la programmazione economica, dovrebbe sostenere per altri sviluppi: trasformare il singolo ufficio postale in un punto di riferimento per attività di tutt’altro genere rispetto a quelle tradizionali, così da contribuire economicamente al suo mantenimento.
A quando le cartevalori con una parte coperta e da rivelare? Non sono pochi i Paesi che le hanno impiegate, senza un fine economico (è il recente caso del Sud Africa) oppure per dare la possibilità di partecipare ad un vero e proprio concorso (come tradizionalmente accade, ad esempio, in Giappone).