“Diciassette marzo 1861. È questa una delle date più importanti della storia dell’Italia. Quel giorno infatti, un mese dopo la prima seduta del Parlamento, veniva sancita, dopo le prime due Guerre d’indipendenza e la spedizione dei Mille, l’Unità del Paese con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d’Italia. Il percorso che portò all’unificazione venne completato soltanto nel 1870 dopo la Terza guerra d’indipendenza”. Così l’Ufficio filatelico e numismatico vaticano presenta la commemorazione dentellata: sei francobolli da 60 centesimi (tiratura massima: 200mila serie) e foglietto da 1,50 euro congiunto con l’Italia (120mila), attesi per il 21 marzo.
Gli esemplari, in fogli da dieci, utilizzano foto d’epoca tratte dagli archivi della Biblioteca apostolica vaticana o dell’Alinari, associandovi la riproduzione di una o due carte valori coeve e un arcobaleno tricolore che, a seconda dei casi, richiama di più la bandiera… ungherese nella sequenza rosso-bianco-verde o quella iraniana quando diventa verde-bianco-rosso. Rammentano le capitali degli Stati entrati a far parte della nuova entità nella prima fase: Regno di Sardegna (Torino), Regno Lombardo-Veneto (Milano), Ducato di Parma (Parma), Ducato di Modena (Modena), Granducato di Toscana (Firenze) e Regno delle Due Sicilie (Napoli). Il blocco, invece, mostra la romana piazza del Popolo, con le due chiese gemelle.
“Va apprezzato -commenta l’esperto in filatelia ottocentesca, Paolo Vaccari- l’impegno vaticano nel ricordare la serie di vicende che, fra l’altro, comportarono la scomparsa del Pontificio. Ci sono però degli aspetti da precisare. Ad esempio, con questa formula non vengono citati quei territori dell’Italia Centrale che appartennero allo Stato dei papi: le Romagne passarono di mano nel 1859 a seguito degli eventi della Seconda guerra d’indipendenza; Marche, Umbria, Sabina (ossia la provincia di Rieti) furono abbandonate nel 1860. E dieci anni dopo Pio IX controllava ancora, oltre a Roma con la Comarca, anche Civitavecchia, Frosinone, Velletri e Viterbo. Occorre aggiungere, inoltre, che l’Unità non venne conseguita nel 1861, nel 1866 o nel 1870. Come minimo, bisognerà attendere il 1918, con Trento e Trieste e i territori ancora più ad oriente, persi con la Seconda guerra mondiale”.