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editor Fabio Bonacina

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I primi passi per quella che ora è la Federazione pugilistica italiana vennero registrati nel 1909, ma solo sette anni dopo si arrivò ai fatti. Il francobollo che li ricorda arriverà il 2 marzo

L’atleta che esulta, lo sfondo composto dai guantoni, la bandiera nazionale e le scritte commemorative. Una vignetta, insomma, che sa raccontarsi quella dovuta ad Andrea Savastio, anche se attinge dal logo.

È quanto propone il francobollo autoadesivo da 95 centesimi dedicato alla Federazione pugilistica italiana, in calendario per il 2 marzo. Inserito nella serie “Lo sport”, conta su ottocentomila esemplari organizzati in fogli da quarantacinque. Il bollettino illustrativo è dovuto al presidente della stessa Fpi, Alberto Brasca, mentre l’annullo del primo giorno avrà come riferimento l’ufficio postale Roma Prati.

L’emissione ricorda il centenario del sodalizio. La riunione chiave, intesa in senso moderno, si svolse a Verona l’1 maggio 1909, spiegano ora dalla sede. Vero pioniere della disciplina fu il genovese Pietro Boine, che il 10 luglio 1910 a Valenza Po (Alessandria) divenne il primo campione dei massimi, sia pure per l’Alta Italia. Nel 1912 fondò a Milano il Club pugilistico nazionale; nello stesso periodo a Roma veniva aperta, dallo statunitense James Rivers, l’Accademia pugilistica. Attorno a questi due poli si sviluppò un moto di interesse che portò alla costituzione -con l’incoraggiamento della Federazione atletica italiana- della protagonista. L’atto venne suggellato nel capoluogo lombardo durante il marzo del 1916, quindi in piena guerra: Gian Domenico Roseo ne divenne presidente. La squadra debuttò alle Olimpiadi militari interalleate del 1920; il primo titolo europeo di un connazionale fu ottenuto da Erminio Spalla (1923); il mondiale da Primo Carnera (1933), entrambi nei massimi.

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