Postale il bisnonno, postale la zia, postale lui. Anche se la lingua di riferimento cambia dal tedesco all’italiano e si modifica leggermente persino il cognome, che lascia la “j” per la “i”, le tracce sono inconfutabili. Merito del lavoro di riordino eseguito nei mesi scorsi a Trieste: i decenni di faldoni, i più antichi risalenti all’Ottocento, sono ora esaminati, catalogati e conservati al Museo postale della Mitteleuropa.
“Solo per caso -ammette Maurizio Lozei, che per la società coordina la comunicazione nel Friuli-Venezia Giulia- ho potuto scoprire il passato della mia famiglia. Sapevo di non essere l’unico ad aver lavorato in posta, ma mi ha fatto un certo effetto scoprire i dati precisi riguardanti i miei parenti”.
Karl Lozej, il capostipite della... dinastia, entra come messaggere quando l’Amministrazione era ancora asburgica. Vissuto tra il 1875 ed il 1936, venne congedato nel 1931 per motivi di salute. “Consultando la sua cartella -spiega il pronipote- si scopre una persona seria e ligia al dovere; solo una volta ricevette una tirata d’orecchie perché aveva fumato una sigaretta in servizio”. Il passaggio sotto la bandiera italiana lo vede confermato al suo posto, ma la situazione economica è seria. Tanto che -altro dettaglio riemerso dalle carte- nel 1929 è costretto a chiedere un anticipo sullo stipendio per aiutare i suoi otto figli.
Due dei quali ricevono il testimone professionale. Olga, classe 1901, viene assunta come “aspirante postale” e fa carriera, fino a dirigere diversi uffici della zona, prima di essere congedata negli anni Sessanta. Più breve è il curriculum del fratello Norberto, di un anno minore. Il suo impegno principale è nel campo ferroviario (sarà capostazione a Postumia e Firenze) ma, nei tempi in cui i servizi dei treni e delle lettere erano guidati dallo stesso dicastero alle Comunicazioni, occasionalmente si deve confrontare con timbri e pacchi.
“Nonostante mio padre abbia fatto tutt’altro mestiere -conclude Maurizio Lozei- io sono entrato nel settore nel 1979, dopo aver fatto un concorso per gli allora «Ula», ossia gli uffici locali agenzie”. Nel 1990 passa come archivista al Centro compartimentale servizi bancoposta, poi trasformati in Cuas, cioè Centro unificato automazione servizi, e da dieci anni segue la comunicazione.
“Al di là dell’aspetto personale -conclude- occorre segnalare che questo materiale ora è a disposizione pubblica per ogni tipo di ricerca. Basta inviare una mail alla curatrice del Museo, Chiara Simon (simonchi@posteitaliane.it), per concordare i dettagli”.
La città giuliana attende sempre l’apertura dello spazio filatelia. In base alle attuali programmazioni, il progetto dovrebbe concretizzarsi verso la fine dell’anno.