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editor Fabio Bonacina

27143 news from 8/3/2003

Su un enorme lotto di circa 13mila lettere e documenti -prosegue il resoconto- ne sono stati considerati 1.239. Ma di questi…

“Dopo cinque mesi di lavoro svolto da tre funzionari della Soprintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna presso l’abitazione dell’interessato ed alla presenza dello stesso, si è conclusa la prima fase della verifica sui materiali oggetto di sequestro”.

Così, in questa seconda parte della notizia, commenta il commerciante Giovanni Valentinotti. Sotto la lente, il complesso da cui provenivano i diciotto pezzi segnalati nella news precedente. Sono stati esaminati all’incirca 13mila lettere e documenti; di questi, 1.239 avevano le caratteristiche di missive indirizzate ad enti pubblici e complete di testo manoscritto (quindi non lettere vuote, stampati o simili). Proprio le tipologie citate dalla già segnalata circolare del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, datata 5 ottobre 2017.

Tali corrispondenze, oggetto di sequestro definitivo, sono state lette, schedate con sintesi del contenuto e valutate se di interesse per la conservazione permanente da parte dello Stato. “Nessuna di esse è stata ritenuta tale; 18 sono state classificate con la menzione «da verificare», su alcune con il dubbio se il destinatario fosse pubblico o privato; quindi 18 su 1.239 significano l’1,35%”.

Analizzando l’insieme del materiale sequestrato, “emerge che 749, pari al 64,2% del totale, sono semplici lettere di trasmissione, comunicazioni di avvenuta affissione riguardanti bandi o manifesti, comunicazioni anagrafiche: tradotto ad oggi, rappresentano semplicemente la prima pagina di un fax. Altre 142, cioè l’11,5%, si riferiscono a richieste amministrativo-burocratiche, quali invio o domanda di registri, modulistica; 120, il 9,5%, parlano di tasse da versare; 104, l’8,4%, riguardano manutenzioni di strade e ponti, con ripartizione di quanto dovuto dai Comuni interessati; 34, il 2,7%, sono convocazioni di riunioni; 42, il 3,4%, circolari manoscritte e quindi escluse in quanto multipli; 48, il 3,9%, risultano lettere vuote ma inserite in lotti”.

“Ad oggi -conclude il professionista- questo sequestro, oltre a creare danno economico all’interessato, è costato allo Stato circa 30mila euro che, se usati per riordinare archivi, forse avrebbero tutelato maggiormente il patrimonio culturale italiano” (fine).

Gli archivi tornano di attualità
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