Debuttò a Capodanno del 1819 e verrà ricordata con un francobollo “B” atteso per il 25 gennaio. È la carta bollata del Regno di Sardegna, che i filatelisti conoscono meglio come “cavallino”, dall’immagine che reca. Realizzata da Amedeo Lavy, propone un postiglione a cavallo che suona la tromba; tre i tagli, da 15 centesimi (l’immagine è tonda), 25 (ovale) e 50 (ottagonale), impiegabili in base alla distanza che la missiva avrebbe percorso.
“È il primo esempio di carta valore bollata al mondo, anche se non in funzione di un servizio ma per riscuotere un diritto di tipo fiscale relativo alla posta”, si legge ad esempio in “Interitalia”, il manuale specializzato negli interi postali curato da Franco Filanci, Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente. “L’editto del 12 agosto 1818, fissando il monopolio di Stato sulla posta nei «territori di terraferma» (Piemonte, Savoia, Liguria e Nizzardo), proibiva ai privati di trasportare lettere, a meno che non fossero prima presentate a un ufficio di posta per la bollatura, la registrazione e il pagamento del diritto postale. Poiché tuttavia il sistema aveva molti inconvenienti, soprattutto a causa dello scarso numero di uffici postali esistenti, nel 1819 furono emessi fogli da lettera già bollati, usabili esclusivamente per tali corrispondenze «in corsi particolare» senza ulteriori formalità”.
Non è la prima volta che il soggetto arriva tra i dentelli. Richiami più o meno diretti si trovano nel 1.000 lire destinato ai pacchi postali, cioè il “Cavallino” per antonomasia (fu emesso il 14 giugno 1954 con filigrana ruota alata e nel febbraio 1957 con quella a stelle), nell’analogo taglio da 2.000 (14 dicembre 1957), nel 15 “Giornata del francobollo” (3 dicembre 1961), nel biglietto da 550 per il centenario di questo tipo di interi e nel centosettantesimo degli stessi cavallini (30 settembre 1989), nel 60 eurocent dedicato all’Unione stampa filatelica italiana (1 settembre 2006).
Come non citare, infine, le buste del primo giorno omonime, ora vendute da Poste italiane?