Cinque anni fa oggi le prime delle violente scosse di terremoto che funestarono l’Emilia e parte del Mantovano provocando, oltre ai danni materiali, sette vittime, cui se ne sarebbero aggiunte altre venti nei giorni successivi. Ma com’era la situazione, soprattutto dal punto di vista postale? Per spiegarlo ai lettori, “Vaccari news” si recò nell’area.
A ridosso dell’emergenza, la Protezione civile fece chiudere i centri storici, dove spesso si trovavano gli uffici postali, poiché tra le aree più colpite, quindi dichiarate “zone rosse” e vietate al pubblico.
Per garantire comunque le prestazioni (soprattutto i prelievi di contante ed i pagamenti) Poste italiane schierò nel Modenese gli uffici mobili. Secondo le possibilità specifiche, i furgoni dell’operatore vennero disposti in spiazzi aperti, come parcheggi (magari dei centri commerciali) o sui bordi dei parchi. Visti ad esempio a Finale (venne collocato in largo Cavallotti), Mirandola (via Bernardi), San Felice sul Panaro (via Circondaria), San Giacomo Roncole (strada Statale Sud), Sant’Agostino (unico centro in provincia di Ferrara, piazza Pertini).
Le stesse localizzazioni, generalmente parlando, poi vennero scelte per i prefabbricati. La situazione faceva fatica a normalizzarsi e, in previsione anche della stagione fredda, l’azienda decise di puntare sui container, più ampi, comodi e sicuri rispetto agli ambulanti. Erano di diverse misure, funzionali al traffico atteso. È il caso del Carpi 1 (allestito in via Meloni di Quartirolo angolo via Marx), Cavezzo (nel piazzale davanti al palazzetto dello Sport), Concordia sulla Secchia (parco Pertini, in via Lenin angolo via Togliatti), Finale (via Fratelli Bonacatti), Medolla (piazza del Popolo), Mirandola (ancora via Bernardi), Novi di Modena (via Mattei angolo via Malavasi), San Felice sul Panaro (via Milano vicino a piazza Italia), San Prospero sulla Secchia (piazza Avis), Sant’Agostino (confermando piazza Pertini).
Qui vennero posizionati anche i punti di riferimento di altri servizi pubblici, quali Aci ed Inps. Insomma, i supporti focali delle comunità si trasferirono nelle periferie. Dove rimasero fino a quando i nuclei antichi vennero rimessi in sicurezza.