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editor Fabio Bonacina

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Nel numero del 15 gennaio 1918, mentre tuonano i cannoni della Grande guerra, “Il bollettino filatelico” analizza le produzioni di Berlino. Con uno sguardo particolare…

Nel pieno della Prima guerra mondiale, “Il bollettino filatelico” diretto da Roberto Palmieri torna sulle cartevalori collegate al conflitto. Il numero del 15 gennaio 1918, ad esempio conservato con l’intera annata all’Istituto di studi storici postali “Aldo Cecchi” onlus, accoglie un’interessante analisi iconografica delle cartevalori emesse da Berlino. È firmata da Bertramo Peiroli. Già il titolo anticipa il taglio dell’intervento: “Il militarismo e l’imperialismo nei francobolli della Germania”.

“Lo spirito militarista che la ossessionava e le sfrenate ambiziose mire che presto o tardi si riprometteva di raggiungere, la Germania raffigurava chiaramente nei propri francobolli postali”, si legge nel testo. E poi: “Chi rilevò mai che mentre i francobolli degli altri Paesi riproducono effigie di capi di Stati e di uomini illustri, stemmi e costumi nazionali, attributi del commercio e dell’industria, simboli del lavoro e della pace, la fauna e la flora, città e vedute locali, quelli della Germania invece esaltavano soltanto il suo militarismo, la sua forza bruta, i suoi pravi intenti di prevalere sul resto dell’Europa?”.

L’esame comincia dalle produzioni iniziali, risalenti al 1872. Con la proclamazione dell’Impero l’anno precedente, il Paese riprodusse, accanto ai tagli con i soli nominali, quelli rappresentanti l’aquila “(francobolli poco estetici: un’aquila scheletrizzata e non si sa se incollata o inchiodata in un cerchio!)”. Tale soggetto “per circa trent’anni rimase immutato, pur cambiando, qualche volta, il riquadro”.

I nuovi esemplari, giunti nel 1889, “continuando ad avere la stessa impressiva aquila, apparivano con la leggenda sostanzialmente cambiata. Non più «Deutsche reichs post», ma quella più breve, più semplice -epperò rivelatrice del recondito fine- «Reichspost» senza appellativo del Paese”. Di seguito, la possibile spiegazione: “d’imperi non poteva esisterne che uno… bastava dire semplicemente «l’Impero» perché -non per antonomasia ma di fatto- si fosse dovuto comprendere che si riferiva alla Germania, la dominatrice del mondo” (continua).

I primi francobolli della Germania unita propongono anche l’aquila “scheletrizzata”, come si legge nell’intervento di Bertramo Peiroli. Da notare, con le produzioni del 1889, la scomparsa del termine “Deutsche”
I primi francobolli della Germania unita propongono anche l’aquila “scheletrizzata”, come si legge nell’intervento di Bertramo Peiroli. Da notare, con le produzioni del 1889, la scomparsa del termine “Deutsche”



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