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editor Fabio Bonacina

27240 news from 8/3/2003

Anche i restanti francobolli emessi nel 1900 possono (e furono) letti con negli occhi la Grande guerra. L’ultima parte dell’articolo, ormai centenario, di Bertramo Peiroli

Anche il resto della serie tedesca al debutto nel 1900 meritò dei commenti, sempre firmati da Bertramo Peiroli ed offerti ai lettori del “Bollettino filatelico” di cento anni fa, per la precisione nel numero datato 15 gennaio 1918. Quindi uscito durante la Prima guerra mondiale. Completando quanto pubblicato allora e sintetizzato nelle news precedenti, l’autore si sofferma sui quattro soggetti, più impegnativi, destinati agli alti valori.

Nel disegno del francobollo da 1 marco “venne prescelta la riproduzione del palazzo delle Poste. Né si poteva fare diversamente -annota il relatore- perché quell’edifizio era per l’Impero di somma importanza, come centro dello spionaggio universale germanico, l’occhio sfruttatore dell’Impero degli Hohenzollern”.

Anton von Werner, la cui opera figura nel dentello da 2 unità, “volle essere il migliore interprete della mentalità teutonica e perciò, credette che, per esaltare e glorificare la Germania di oggi, nulla poteva essere più efficace, che ricordare la barbara Germania dei tempi di Giulio Cesare. Illuminate dalla possente corona imperiale, spiccano nel quadro due gigantesche ma barbare figure di germani -Werhmanner «uomini di guerra» ed è tutto dire!- nell’atto di stringersi la destra a suggello di un solenne patto giurato: «si passi su tutto, sia tutto distrutto purché la Germania abbia il predominio sul mondo intero!». Sono quelle le figure di Arminio ed Ariovisto (due personaggi di epoca romana, ndr)? Ma forse, sotto le loro barbare vesti, l’artista -con acuta antiveggenza- volle raffigurare il kaiser ed il suo fedele Hindenburg”.

Con il taglio da 3 -come il successivo, propone un dipinto di William Pape- viene consacrato il militarismo prussiano. Per glorificarlo, si colse l’occasione del centenario riguardante la nascita, avvenuta nel 1797, di Guglielmo I, “uno dei creatori di quella istituzione. Il quadro riproduce la solenne cerimonia che ebbe luogo a Berlino nel 1897 per lo scoprimento del grande monumento eretto in onore di quel monarca, e Guglielmo II volle che la sua figura a cavallo spiccasse in quel fasto militare innanzi al suo grande stato maggiore”.

Infine, ecco il 5. Qui la scena “doveva rivelare al mondo il militarismo e l’imperialismo… fusi insieme e al massimo grado glorificati”. Vi compare ancora Guglielmo II, con tutti gli attributi della potestà sovrana e militare; è “circondato da marescialli e generali, nell’atto di pronunziare un discorso (uno dei suoi discorsi!) per inneggiare alla costituzione, alla invincibile possanza del colossale impero da lui sognato, unico oggetto della sua vita agitata. E lo invito egemonico dell’ambizioso monarca spicca nella leggenda, che è al disotto di quel quadro: «Ein Reich, ein volk, ein Gott» - «Un Impero, un popolo, un Dio»! Né altro occorre aggiungere a dimostrare perché i francobolli germanici differiscano da quelli di ogni altro Paese” (fine).

I quattro alti valori al debutto nel 1900
I quattro alti valori al debutto nel 1900



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