La didascalia suona così: “Francobolli celebrativi della XVII Olimpiade raffiguranti il palazzo dello Sport all’Eur ed il palazzetto dello Sport, Roma”. La memoria per l’edizione del 1960 (magari auspicando quella del 2024) passa anche dalla gigantografia delle due cartevalori italiane usate, emesse il 25 giugno di quell’anno contro 60 e 150 lire. Queste e le altre strutture all’epoca messe a disposizione sarebbero servite -scriveva nel bollettino illustrativo il presidente del Comitato organizzatore, Giulio Andreotti- “ad esaltare e sintetizzare il valore dello sport” e ad offrire alla manifestazione “la sua più degna apoteosi”.
La cosa più interessante, tuttavia, è che tali richiami si trovavano nello studio dell’artefice, vissuto tra il 1891 ed il 1979. Insieme ad altri, servivano ad illustrare la sua opera ai committenti pubblici e privati che lo raggiungevano sul luogo di lavoro. In questo momento, e fino al 2 ottobre, si trovano all’apertura della mostra che nella capitale il Maxxi gli ha dedicato. S’intitola “Pier Luigi Nervi. Architetture per lo sport”.
Curata da Micaela Antonucci con Annalisa Trentin e Tomaso Trombetti, approfondisce ventidue progetti che ha realizzato, dal primo stadio costruito a Firenze nel 1929 al Kuwait sports centre del 1968. Un centinaio i reperti, tra foto, disegni e documenti, offerti ai visitatori.
“Un modello di successo, tra le più significative espressioni ante litteram del made in Italy, riferimento fondante per l’architettura e l’ingegneria contemporanee”, ha detto il direttore della struttura ospite, Margherita Guccione, riferendosi all’esperienza del protagonista.
Tre le sezioni in cui il percorso è organizzato: “Sperimentazioni e innovazioni (1929/49)”, “Campione del cemento (1950/60)”, “Dall’Italia al mondo (1961/79)”, con una particolare cura agli impianti destinati al calcio. È esibito, tra l’altro, un album fotografico; contiene una vastissima collezione di provini: da chiese gotiche e rinascimentali a macchine per scrivere, da studi ottici a fusoliere di aerei… Le immagini servivano come suggestione e spunti di studio.