Sarebbe dovuto entrare in vigore prima dell’1 gennaio, ma le cose in Italia sono andate diversamente. Il decreto legislativo “Attuazione della direttiva 2008/6/Ce che modifica la direttiva 97/67/Ce, per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali della Comunità” è stato inserito, con la data del 31 marzo, il numero 58 e la firma di Giorgio Napolitano, nella “Gazzetta ufficiale” di ieri, disponibile soltanto a tarda notte. Ed è entrato in vigore oggi.
Si è chiuso, così, un complesso percorso nato con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri il 22 dicembre del testo preliminare, cui sono seguiti altri esami, in particolare quelli alle Camere. Per poi ritornare a palazzo Chigi, che l’ha licenziato in via definitiva il 23 marzo.
Appena quattro gli articoli: il primo, il più complesso, elenca le variazioni al dlgs n°261 del 22 luglio 1999 “recante attuazione della direttiva 97/67/Ce concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio”. Il secondo individua le disposizioni di coordinamento, il terzo gli aspetti finanziari e l’ultimo ne fissa la validità.
Anche se il provvedimento fissa i cambiamenti senza dare la visione d’insieme, è possibile individuare alcune caratteristiche. Come la scelta -piuttosto dibattuta in sede politica- di creare, invece dell’Autorità, l’Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale, “soggetto giuridicamente distinto e funzionalmente indipendente rispetto agli operatori del settore”. Dovrà, fra l’altro, regolare i mercati, partecipare alle attività internazionali, adottare provvedimenti regolatori (relativi a qualità e caratteristiche del servizio universale, accesso alla rete e ai relativi servizi, tariffe dei settori regolamentati e promozione della concorrenza), monitorare e vigilare. Le sue funzioni di programmazione, indirizzo, regolazione e controllo “sono affidate ad un collegio costituito da tre membri”.
Ribadito il concetto di servizio universale, da garantire “in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili all’utenza”. Comprende, anche nei rapporti transfrontalieri, la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione degli invii postali fino ai due chili e dei pacchi fino ai venti, nonché le prestazioni relative a raccomandate ed assicurate. A decorrere dall’1 giugno 2012, “la pubblicità diretta per corrispondenza” sarà esclusa dall’ambito del servizio universale.
Il fornitore di quest’ultimo garantisce per almeno cinque giorni a settimana una raccolta e una distribuzione a domicilio. Salvo “particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica in ambiti territoriali con una densità inferiore a 200 abitanti/kmq e comunque fino ad un massimo di un ottavo della popolazione nazionale”. In questi frangenti, previa autorizzazione, è possibile la fornitura a giorni alterni.
“Per esigenze di ordine pubblico”, le notificazioni sono confermate in esclusiva al fornitore del servizio universale.
Il medesimo è affidato a Poste italiane spa “per un periodo di quindici anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo”. Ogni cinque anni il ministero dello Sviluppo economico verificherà, sulla base di un’analisi effettuata dall’Autorità di regolamentazione, che l’affidamento “sia conforme ai criteri” e che nello svolgimento “si registri un miglioramento di efficienza, sulla base di indicatori definiti e quantificati”.