Nella risposta all’interrogazione della deputata Maria Tindara Gullo (news precedente), il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha precisato anche il ruolo della Consulta per l’emissione di cartevalori postali e la filatelia.
Se i programmi sono definiti in via esclusiva dal ministero allo Sviluppo economico, la Consulta fornisce -parole sue- “un qualificato supporto”, esprimendo il proprio parere sulla bozza ed avanzando suggerimenti. Essa, comunque, “non ha alcun potere né decisionale né di indirizzo”. Invero, la presenza al tavolo di esperti del mondo filatelico, oltre naturalmente ai rappresentanti di varie amministrazioni, enti ed organizzazioni, “è di grande ausilio all’autorità politica, poiché le proposte ed i pareri formulati contribuiscono a meglio interpretare il sentimento della comunità nazionale e di rispondervi nelle forme e con i mezzi che gli sono propri”.
Interessante, ma alla luce dei fatti solo teorico, è un altro aspetto, riguardante gli appassionati. Il ministero è “consapevole del momento di difficoltà che il settore attraversa, non solo in Italia ma su scala internazionale, a motivo del costante calo del numero dei collezionisti e del mancato ricambio generazionale, dovuto essenzialmente alla naturale evoluzione degli interessi giovanili a discapito delle varie forme di collezionismo”. Per questo continua ad avvalersi del proprio organo tecnico-consultivo “esaminando le proposte e le istanze che pervengono dalle varie componenti del panorama filatelico italiano, mantenendo tuttavia sempre fermo il concetto che la carta valore postale rappresenta per lo Stato un mezzo di affrancatura della corrispondenza e, pertanto, è avulsa da ogni logica di natura commerciale. Il francobollo, pertanto, non rappresenta uno strumento di marketing né per lo Stato, che lo emette, né per la società concessionaria del servizio universale, che lo vende esclusivamente come strumento di affrancatura della corrispondenza”. Sempre ammesso di trovarlo…