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editor Fabio Bonacina

27253 news from 8/3/2003

Per i primi, il presidente Domenico Tudini parla di “miglioramenti sostanziali”; quanto al secondo, è stato studiato “per inglobare determinate caratteristiche di sicurezza e anticontraffazione”

La realizzazione del bozzetto
La realizzazione del bozzetto

Come avviene la presentazione dei bozzetti, che le attuali “Linee guida - Emissione delle cartevalori postali” fissano -salvo eccezioni- ad almeno tre, con una rappresentazione grafica diversa e con immagini differenziate tra loro? A rispondere nel corso dell’intervista di “Vaccari news”, il presidente dell’Istituto poligrafico e zecca dello stato, Domenico Tudini. “Dopo un’intensa ricerca redazionale e iconografica collegata al soggetto, si propone una serie di elaborati realizzati dal centro filatelico dell’Ipzs alla Commissione (per lo studio e l’elaborazione delle cartevalori postali, ndr) che dirige la scelta impegnando mediamente due-tre sedute prima di liquidare definitivamente il bozzetto”.

Quando i francobolli arrivano in ritardo agli sportelli, in genere si dà la colpa alle consegne da parte dell’Ipzs. Come commenta? “Per produrre un francobollo, la stampa rappresenta una parte del processo, assolta da Ipzs in tempi rapidi, soprattutto da quando le tirature sono limitate nelle quantità. Ma il francobollo è subordinato ad atti legislativi e autorizzativi, nonché a controlli e verifiche che a volte vengono eseguiti in tempi più lunghi rispetto alla mera attività di stampa. Anche su questi aspetti però ci sono stati nel corso del 2017, grazie ad un impegno degli stakeholders istituzionali (ministero dello Sviluppo economico e ministero dell’Economia e delle finanze), miglioramenti sostanziali, con l’introduzione di nuovi sistemi di trasmissione documentale che prevedono la firma elettronica ed un accorpamento dei momenti autorizzativi, con conseguente diminuzione del numero dei passaggi formali”.

Il mondo dei collezionisti si lamenta per i francobolli autoadesivi: la sostanza impiegata non è idrosolubile, di fatto vanificando il settore dell’usato. Alcuni Paesi (come la Germania ed il Liechtenstein) impiegano un collante autoadesivo ma, appunto, idrosolubile. Davvero è solo una questione di prezzo? “La colla dei francobolli italiani -risponde il presidente- è a base d’acqua ma è stata studiata per inglobare determinate caratteristiche di sicurezza e anticontraffazione. Se si staccasse troppo facilmente, il francobollo potrebbe risultare utilizzabile più volte (in mancanza di timbro o annullo): ricordo che la priorità è quella di certificare l’acquisto di un titolo relativo al servizio postale universale, non gli interessi assolutamente legittimi, ma consentitemi secondari, dei collezionisti di francobolli usati” (continua).

L’incisione elettronica dei francobolli (foto Ipzs)
L’incisione elettronica dei francobolli (foto Ipzs)



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