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editor Fabio Bonacina

27098 news from 8/3/2003

È la “Santo Stefano”, fatta colare a picco da due mas italiani il 10 giugno 1918. Budapest l’ha commemorata con un foglietto

Curioso che un Paese celebri postalmente una sconfitta. È capitato, ad esempio, all’Italia, quando, il 15 ottobre 1970, ricordò con due francobolli, da 20 e 50 lire, la partecipazione garibaldina alla Guerra franco-prussiana. Ma si trattava, soprattutto, di citare la battaglia di Digione, vinta dall’Eroe dei due mondi.

Il 29 giugno scorso si è assistito ad una di queste inconsuete commemorazioni. Proviene dall’Ungheria e riguarda un fatto importante della Prima guerra mondiale, quando, nei pressi dell’isola di Premuda, in Dalmazia, due motoscafi armati siluranti, i mas, del comandante Luigi Rizzo, affondarono la corazzata “Santo Stefano”. La nave, entrata in servizio nel novembre del 1915, restò per la maggior parte del tempo ancorata a Pola, impegnata soprattutto in attività di difesa antiaerea, perché i nemici bloccavano lo stretto di Otranto,“imprigionando” la flotta nell’Adriatico. La notte del 9 giugno 1918, senza luna, era stato programmato un nuovo tentativo di forzare la via, invano. L’attacco venne registrato nelle prime ore del giorno seguente; costò la vita ad 89 delle 1.087 persone imbarcate. Di fatto, chiuse le operazioni nautiche asburgiche.

La carta valore, da 800 fiorini, è in foglietto, disponibile sia dentellato, sia non (in questo caso ha pure la numerazione rossa). Il lavoro è dovuto ad Imre Benedek: propone due immagini della protagonista, in viaggio e -nel francobollo- mentre sta per affondare.

Il foglietto con la “Santo Stefano” in navigazione e, nel francobollo, mentre affonda
Il foglietto con la “Santo Stefano” in navigazione e, nel francobollo, mentre affonda



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