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editor Fabio Bonacina

27262 news from 8/3/2003

Nel giro di poche settimane sono stati rivelati gli esiti di diversi procedimenti a carico dell’operatore. Alcuni riguardano il delicato settore degli atti giudiziari

All’Agcom spetta il controllo sul servizio postale
All’Agcom spetta il controllo sul servizio postale

Poste italiane sotto la lente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel giro di qualche settimana, quest’ultima ha diffuso l’esito di alcuni provvedimenti che attribuiscono alla società ora diretta da Francesco Caio problematiche ai servizi.

Il mese scorso, ad esempio, ha annunciato di aver archiviato senza conseguenze un procedimento sanzionatorio riguardante le aperture degli uffici durante l’estate 2015, “in quanto il campione significativo per la verifica degli obblighi connessi all’espletamento del servizio universale da parte di Izi spa (l’azienda incaricata dei controlli, ndr) è stato definito a livello nazionale, e pertanto le violazioni avrebbero dovuto essere contestate a livello nazionale”.

Diverso è lo sbocco del reclamo presentato da Moda maglia. Il 21 settembre scorso aveva spedito 3.040 inviti per una promozione datata, accettando di pagare 1.489,60 euro per essere sicura che giungessero ai destinatari entro il 26 settembre; tuttavia la consegna è avvenuta a partire dal 28 e si è protratta fino ad almeno il 2 ottobre. L’azienda, dopo aver presentato inutilmente reclamo, e successive richieste alla controparte per una risoluzione in via conciliativa della vertenza, è ricorsa all’Agcom, domandando il rimborso delle spese sostenute per realizzare l’evento nonché per stampare ed affrancare gli inviti. Alla fine, si è vista riconoscere 1.509,60 euro.

Ben più pesanti le conseguenze di tre sopralluoghi effettuati a Roma, tutti concentrati sulla notificazione degli atti giudiziari, attività che l’operatore esercita in esclusiva. Uno è stato registrato al Roma Prati, l’ufficio postale di viale Mazzini 101. Si è verificato -annota il Garante- che a quattordici invii per i quali era stata emessa una comunicazione di avvenuto deposito erano allegati ancora i relativi avvisi di ricevimento, nonostante fosse trascorso ampiamente il termine di dieci giorni previsto dalla normativa per restituire tali documenti al mittente. La “disattenzione” è costata all’operatore 50mila euro.

Un altro accertamento, questo all’attiguo centro primario di distribuzione di via Andreoli 9, ha rivelato giacente “un numero molto elevato (circa tremila) di avvisi di ricevimento”, non recapitati. Per giunta, i responsabili della struttura hanno dichiarato “di non essere in grado di quantificare il ritardo accumulato -comunque superiore ai due mesi- nella lavorazione”. In tale frangente, l’ammenda è stata valutata in 150mila euro.

Pure al centro primario di distribuzione di Roma Tiburtino Sud, ubicato in via Togliatti 1.505, le cose non sono andate bene. Ancora una volta, gli inviati dell’Autorità hanno riscontrato violazioni delle norme. Sedici i modelli inevasi, che hanno provocato un’ingiunzione pari a 30mila euro.




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