Non sembra che possa cambiare nulla, almeno nel mondo della filatelia, per le conseguenze della “Brexit”. Ad esempio, non all’Académie européenne de philatélie. Dove -fa notare il presidente, Bruno Crevato-Selvaggi- gli iscritti sono collezionisti, non Paesi. L’Aep -aggiunge- è stata fondata nel 1977 e sin dall’inizio ha avuto soci del Regno Unito; ora sono dodici, pari al cinque per cento del totale.
Nessuna sorpresa anche alla Federation of european philatelic associations. L’Association of british philatelic societies -precisa il vicepresidente, Giancarlo Morolli- “è, da sempre, uno dei membri propulsori della Fepa: Ron Lee fu uno dei principali promotori dell’iniziativa nel 1987 e Alan Huggins divenne il primo presidente alla sua fondazione nel 1989. In tutti i congressi i delegati britannici hanno mostrato sempre un fortissimo interesse per la collaborazione a livello europeo e sono certo che si continuerà con lo stesso spirito. Personalmente ho visto riconfermata la forte propensione europea dell’Abps in occasione della mia attività di consulente Fepa per la grande esposizione londinese dello scorso anno. Ritengo che l’impatto sulla filatelia sarà quello che ci toccherà come privati cittadini, rendendo meno snelli i rapporti che coinvolgono scambi e pagamenti”.
Dopo la frenesia delle prime ore, non si parla più della petizione tesa a chiedere un secondo referendum e che adesso ha superato i quattro milioni di aderenti. A spiegarlo ai lettori italiani si è prestata la testata giornalistica “Forexinfo”. Dietro vi è un’iniziativa avviata in maggio -quindi a campagna elettorale in corso- e riservata ai concittadini o a coloro che comunque risiedono oltre la Manica. Almeno apparentemente non vengono effettuati controlli su chi sottoscrive la domanda e l’elemento più preciso per identificarlo è… il codice postale.
“Non è un voto contro l’Europa, ma contro l’esclusione”. ha commentato l’amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, al “Sole 24 ore”. Un esito “che presto potrebbe replicarsi in modo simile altrove, perché è l’incarnazione di un malessere che ormai ha assunto una dimensione globale”. “Sono stato a Londra nel week end e l’impressione è quella di una città stordita come un pugile suonato”.
Notizia integrata il 30 giugno 2016.