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editor Fabio Bonacina

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Mezzo secolo fa la cronaca sul primo impianto installato a Napoli: già nella fase sperimentale, selezionava, orientava ed annullava fino a 100mila plichi al giorno

Alla velocità di tre metri al secondo, “le lettere, le cartoline, gli stampati di formato comune, vengono assorbiti nel labirinto di oltre cinquecento metri di nastro elastico della macchina elettronica recentemente installata nel palazzo delle Poste di Napoli Ferrovia, dove avviene lo smistamento della corrispondenza”.

Così mezzo secolo fa si esprimeva, dalle colonne del “Bollettino filatelico”, un entusiasta Nino Bruschini.

La sua principale preoccupazione è rilevare che, dopo anni di lamentele per gli annulli deturpanti usati anche nelle grandi città, ora il nuovo impianto avrebbe garantito impronte nette e pulite.

Ma, nel contesto generale, questo non è che un dettaglio. L’apparecchiatura, proveniente dalla tedesca Standard elektrik Lorenz (ora Alcatel-Lucent Deutschland), è la prima di questo tipo ad essere introdotta in Italia, spiega il cronista. Misura quindici metri ed è alta, alla tramoggia di ricezione, tre. In un’ora riesce ad annullare 30mila plichi e per farla funzionare bastano quattro persone. Ancora in prova, opera solo parzialmente, lavorando 100mila invii al giorno, ma a regime potrebbe arrivare a sei volte tanto. L’equivalente di quanto farebbero in una settimana tre squadre di impiegati da venti addetti. Il costo è stato pari ad ottanta milioni di lire.

L’articolo illustra pure il ciclo di lavorazione. Grazie alla tramoggia, i sacchi del corriere in arrivo vengono rovesciati nell’impianto; la separatrice, agendo con oscillatori e cellule fotoelettriche, scarta i materiali che, per peso o dimensioni, devono essere annullati a mano. Un dosatore distribuisce in modo uniforme le spedizioni che hanno passato il vaglio, vengono allineate su uno dei bordi verticali ed impilate. Quando si accumulano duecentocinquanta o trecento unità, queste sono immesse a mano nella fronteggiatrice. Altre sedici cellule fotoelettriche, utilizzando la rifrazione della luce, esplorano la superficie del singolo plico per individuare il luogo in cui si trova l’affrancatura. Se essa è collocata in alto a destra, in basso a sinistra o corrispondentemente al retro, i nastri portano l’oggetto al rullo della timbratura automatica; altrimenti lo conducono sul tavolo per l’annullamento manuale. Complessivamente, il 90% del corriere passava nella procedura automatica.

Era la prima macchina di questo tipo introdotta in Italia
Era la prima macchina di questo tipo introdotta in Italia



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