“Quello che ieri era solo un «hobby» costituisce oggi anche un fattore importante in ordine allo sviluppo dell’amichevole e pacifica cooperazione culturale e della comunicazione tra gli uomini”. Lo scriveva trent’anni fa Ladislav Dvořáček, riferendosi ad “Italia ‘85”. Lo specialista cecoslovacco venne coinvolto nella presentazione dell’appuntamento (le sue parole figurano infatti all’apertura del catalogo), in quanto presidente della Fédération internationale de philatélie.
“Ladi”, come lo chiamavano gli amici, è morto il 22 gennaio; era nato il 27 giugno 1923.
Dedicò -ricorda il vicepresidente dell’Unione dei filatelisti cechi, Vít Vaníček- la sua vita a questa forma di collezionismo. È stato un instancabile organizzatore, giurato ed esperto, il funzionario di maggior successo di ogni tempo nel comparto, sia per la Cecoslovacchia, sia per la Repubblica Ceca. Era agevolato dal fatto di sapere le lingue: ne conosceva dodici e, grazie a queste, riusciva a farsi intendere anche in altre. Non a caso, è stato per molto tempo ai vertici della Fip: dal 1967 come membro del comitato esecutivo, dal 1971 vicepresidente e dal 1980, per dieci anni, alla vetta del sodalizio. Dando un apporto effettivo alla riorganizzazione delle mostre, soprattutto a concorso, ed agevolando l’impiego delle valutazioni a punti.
Con lui vennero organizzate ad esempio le manifestazioni di Praga del 1968, 1978 e 1988. Dopo il 1990 si ritirò dall’impegno pubblico, continuando però a lavorare come specialista, consigliere e nella letteratura specializzata. È stato presidente onorario della stessa Federazione internazionale nonché membro onorario dell’Association internationale des experts en philatélie.