Filatelia e posta: due settori attigui, che vanno considerati nella loro completezza: uno non sarebbe in grado di essere spiegato senza l’altro e viceversa. Lo sa bene Giorgio Migliavacca, da decenni impegnato nell’affrontare argomenti diversi utilizzando contestualmente le due chiavi di lettura. Non stupisce, dunque, che il suo apporto figuri anche in “Lettere ad Anna e Marianna Brighenti 1829-1865”, la raccolta delle missive scritte da Paolina Leopardi (Andrea Livi editore, 376 pagine, 24,00 euro).
“Il mio contributo -si schermisce con «Vaccari news»- è minimo, fatto in mezz’ora di conversazione con padre Floriano Grimaldi (storico lauretano cui si devono l’introduzione, la trascrizione e le annotazioni storiche): mi offrì di sfogliare il piccolo l’archivio leopardiano... cosa impensabile per chi lo conosce bene...”.
Il lavoro risponde alle richieste degli esperti di Giacomo Leopardi e della sorella Paolina. Dopo la seconda metà del XX secolo, con la ripresa degli studi sul poeta, si è imposta la figura della donna, sia per l’intenso rapporto che ha avuto con il fratello Giacomo, sia per le qualità letterarie e la singolare vita. La riedizione (la prima risale al 1887, per opera di Emilio Costa) dell’epistolario scambiato con le sorelle Anna e Marianna Brighenti è sembrato essere il migliore contributo che si potesse dare per una sua migliore conoscenza. Con loro, infatti, Paolina rimane in rapporto scritto dal 1829 al 1865. Lo scambio di lettere diviene per tutte un momento di sollievo e presa di coraggio. Paolina attende con ansia le missive delle amiche e quando tardano si indispettisce, si inquieta. Prende la penna e scrive, sollecita la risposta, proclama la sua amicizia, il suo affetto e la sua gioia nel vedere i caratteri familiari delle altre. Confessa loro l’infelicità, l’insofferenza per la vita che è costretta a condurre, per la severità dei genitori e la monotonia del paese natale.
La corrispondenza si svolge con ritmo irregolare, decisa nel periodo 1830-1831, con due epistole scambiate ogni trenta giorni circa. Diviene una al mese o anche ogni due negli anni successivi, fino a quando, dopo il 1850, lo scambio si fa raro.
La trascrizione, eseguita sugli originali, è preceduta dalle pagine introduttive dove si affrontano diversi temi, personali e storici. Fra questi ultimi, i moti liberali del 1831, quando Giacomo è chiamato a far parte dell’Assemblea dei deputati delle Province Unite a Bologna, nonché l’elezione di Pio IX.