Quanti i colloqui e gli incontri? “Senza dubbio centinaia e non di rado pieni di vibrazioni, sconfinanti -per la varietà dei problemi che comporta l’Amministrazione Pt- in ogni campo amministrativo, tecnico e politico”. Anche perché, “non era un timido, non mancava di loquacità, non era un pavido; non lasciava sfuggire occasioni per rintuzzare chiunque, nella polemica o negli attacchi dai quali non si salva l’uomo politico o il combattente”.
Così, dalle colonne del numero di maggio-giugno 1962 di “Poste e telecomunicazioni”, il direttore generale delle Poste, Romolo De Caterini, ricorda il ministro delle Poste e delle telecomunicazioni Lorenzo Spallino, scomparso il 27 maggio di mezzo secolo fa per un incidente automobilistico. Anche allora era domenica; stava tornando a casa dopo aver inaugurato l’ufficio postale di Turate, nel Comasco.
Nato a Cefalù (Palermo) il 24 settembre 1897, è stato avvocato, facendo una lunga carriera tra le fila del Partito popolare e poi della Democrazia cristiana. Senatore eletto a Cantù (Como) dove si era trasferito, al dicastero entrò con il terzo Governo Fanfani il 26 luglio 1960, venendo riconfermato, il 21 febbraio 1962, in occasione del quarto.
“L’impulso, l’ordinato procedere, il cammino e il seme nuovo dati a tutti i settori delle Ptt -è la chiosa sottoscritta allora dalla rivista- porteranno e richiameranno il suo nome per molto e molto tempo, mano a mano che i programmati frutti saranno a compimento”. “È ricordato -si legge invece nel supplemento di «Cronaca filatelica» dell’ottobre-novembre 1996, intitolato «Repubblica italiana - 50 Anni a passo di posta»- come il «ministro dello stock»: con i francobolli invenduti pensava di introitare miliardi con cui costruire case per i postelegrafonici. Sua anche la decisione di togliere di mezzo gli annulli speciali, considerati tutti pubblicitari e poco vantaggiosi per le casse postali”.
Al vertice del dicastero venne sostituito da Guido Corbellini.