“Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà”. Così si chiama la mostra che i Musei di villa Torlonia a Roma stanno ospitando. Rimarrà aperta fino all’11 novembre per rendergli omaggio con circa duecento opere. Tre le sedi da vedere nell’ambito della stessa area: il casino dei Principi, il casino Nobile e la casina delle Civette (quest’ultima ospita la collezione permanente di vetrate liberty e déco).
Insieme, permettono di conoscere nelle diverse sfaccettature l’opera di uno degli artisti più versatili tra quelli attivi nella prima metà del Novecento. È stata curata dalla responsabile scientifica dell’Archivio dell’opera di Duilio Cambellotti, Daniela Fonti, e dall’ideatore e direttore del Civico museo intitolatogli a Latina, Francesco Tetro.
Vissuto tra il 1876 ed il 1960, il personaggio fu orafo, ceramista, illustratore, pittore, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, infine fotografo e collezionista. Ma, soprattutto, risultò uno scultore che la più recente storiografia identifica come il vero antagonista del dinamismo plastico boccioniano.
Dopo l’avvio che lo vede incisore e cesellatore, l’autore si misura con il tema della modernità, progettando per le industrie artistiche nazionali e straniere e disegnando manifesti pubblicitari al servizio di saloni, banche e teatri. Si aggiungono la propaganda di regime (dalle bonifiche alle città nuove ed ai palazzi monumentali) e gli arredi per le abitazioni private, senza trascurare altri aspetti, quali i cambiamenti sociali, gli ambienti della campagna romana e pontina.
Una piccola area dell’esposizione è riservata a filatelia, erinnofilia e grafica minore. Tra i materiali, bozzetti, non emessi e francobolli per l’anniversario della “Marcia su Roma” (agli sportelli postali, il 24 ottobre 1923 arrivarono da lui il 10, il 30 ed il 50 centesimi), il settecentesimo dalla morte di san Francesco (30 gennaio 1926, 20, poi sovrastampato per Cirenaica, Eritrea, Oltre Giuba, Somalia, Tripolitania) e la “Pittorica” di Libia (il legionario del luglio 1921 da 1, 2 e 5, in seguito aggiornato senza filigrana ma con due tipi di dentellatura e, nel 1931, attraverso un 7½). Parte del materiale proviene dal già citato Archivio dell’opera, parte dal Museo storico della comunicazione.
Dimenticata è la serie del Vaticano riguardante ancora una volta il patrono d’Italia, a sette secoli e mezzo trascorsi dalla scomparsa. I sei valori del 10 marzo 1977 (50, 70, 100, 130, 170 e 200 lire) propongono infatti sue opere.