Don Giovanni Rossi durante la Prima guerra mondiale era un cappellano militare. E per conto dei “suoi” granatieri, tra il maggio del 1916 e l’ottobre del 1917, ha ricevuto centinaia di lettere dalle retrovie. Lettere per lo più a carattere familiare, che i congiunti dei militi scrissero al religioso “soprattutto dopo le grandi offensive quando, non sapendo più nulla dei loro cari, temevano per la loro sorte”. Incapaci di riannodare il contatto con il soldato al fronte, “si rivolgevano al sacerdote implorando la «carità di una notizia»”.
Ritornata la pace, don Giovanni per tutta la vita conservò questi scritti “come reliquie in una vecchia valigetta di cartone”. Lo storico Mario Isnenghi (autore di “Le guerre degli italiani. Parole, immagini, ricordi 1848-1945”, segnalato da queste colonne il 26 aprile) parla oggi di un rilevante ritrovamento archivistico.
Organizzate da Girolama Borella, Daniela Borgato e Roberto Marcato, le testimonianze sono raccolte in “Chiedo notizie o di vita o di morte – Lettere a don Giovanni Rossi cappellano militare della Grande guerra”. Il libro (270 pagine, 16,00 euro) è prodotto dal Museo storico italiano della guerra, che ha sede a Rovereto.