I vocaboli, detti o scritti, possono essere potenti e colpire come una pistola o un fucile. Lo sanno bene al Museo storico italiano della guerra, che a Rovereto (Trento), fino al 14 giugno, propone la mostra “Parole come armi”, dedicata alla propaganda nel Primo conflitto mondiale. Fu soprattutto -spiegano i promotori- una “guerra di materiali”, nella quale i soldati di ogni Paese partecipante vennero gettati allo sbaraglio, consumati a milioni e senza risparmio nelle battaglie di sfondamento. È in tale periodo che emerge l’importanza della propaganda: “si doveva convincere il nemico a disertare o a ribellarsi ai suoi ufficiali”; ci volevano parole che sapessero, come proiettili sparati da lontano, raggiungere il soldato e restare dentro di lui. Bisognava escogitare gli argomenti adatti, il linguaggio più chiaro, il veicolo più efficace. Ecco allora i volantini, le locandine con disegni satirici, gli opuscoli lanciati sulle linee e sulle retrovie dagli aerei, sparati con granate senza esplosivo o deposti fra le trincee. Come argomento polemico principale, Roma impiegò il carattere multietnico dell’Impero Austroungarico, mentre la controparte insistette sull’egoismo ed il cinismo britannici, sull’inefficacia dell’intervento Usa, sulla miseria in cui vivevano gli italiani a causa del conflitto. Il percorso comprende la riproduzione di lettere con cui i prigionieri spiegavano come venivano trattati e cartoline. Ospitato all’ingresso dello stesso Museo, al castello in via Castelbarco 7, è visitabile pagando un biglietto da 2,50 euro. Aggiornamento: la mostra è stata prorogata al 27 settembre.
Parole come armi
30 Apr 2009 16:39 - APPOINTMENTS
È il titolo della mostra sulla propaganda della Prima guerra mondiale, allestita a Rovereto fino al 14 giugno