È l’“ultimo miglio”, cioè la consegna ai destinatari, uno dei più rilevanti problemi di Poste italiane. E non mancano i tentativi per affrontarlo. Tanto che la società ha messo a punto una nuova organizzazione del recapito, recentemente condivisa con i sindacati: sarà sperimentalmente introdotta dall’1 marzo al 30 aprile e interesserà una parte della rete.
Nel frattempo, un’altra fetta della struttura prosegue con l’organizzazione precedente, avviata soltanto nella primavera scorsa. Questa prevede i centri primari di distribuzione, ovvero uffici di recapito che accorpano le lavorazioni di varie zone. A Milano, che nelle ultime settimane ha registrato sensibili problemi, due impianti su otto sono a regime: il primo ad aver subito l’aggiornamento si trova a Lambrate; il secondo è alla Bovisa.
Il modello -precisa Poste italiane- “è strutturato in una rete unica di recapito suddivisa in articolazioni operative, fra loro sinergiche”. Rete che “permette di ridefinire i carichi di lavoro del portalettere e di industrializzare i processi attraverso una prelavorazione della corrispondenza (ora svolta nel centro di distribuzione un tempo invece di competenza del portalettere stesso)”.
In questo caso, le articolazioni sono tre. Quella universale assicura il servizio di base su tutto il territorio; ad essa se ne aggiungono una dedicata ai grandi utenti (corriere ingombrante o civici ad alto traffico) e l’ultima destinata alle consegne speciali, cioè riguardanti oggetti con modalità di consegna non standard (a richiesta, a data e ore certe, al piano...).
L’organizzazione -assicura Poste- garantisce il servizio universale e non ha alcun impatto sulle abitudini della clientela.