Da notare -conclude il suo intervento riguardante l’ufficio postale Pesaro Centro, quello di piazza del Popolo 28, lo specialista Riccardo Braschi- l’iscrizione messa sull’attico della facciata. Costretto a prevederne la demolizione per motivi statici, all’inizio del Novecento Edoardo Collamarini progetta una nuova superficie con la seguente epigrafe: “Questa fronte eretta a decoro della piazza auspice il Comune e il Governo rispettando arte e storia venne trasformata in palazzo delle Poste nell’anno MCMXIII”. Però, la Giunta approva il testo inaugurale sottoscritto dal direttore della Biblioteca oliveriana, Ettore Viterbo, che recitava: “A maggior decoro e utile della città sulle rovine di un tempio e colla fronte di Luigi Poletti ridotta sorse questo palazzo delle Poste e dei telegrafi auspici il Municipio e lo Stato MCMXIII”.
Nel 1927 una delibera podestarile dispone di sostituire l’iscrizione con una delle frasi più salienti del celebre “Discorso di Pesaro” o “Discorso della lira”, pronunciato da Benito Mussolini il 18 agosto 1926 dal balcone del fabbricato. Si leggeva: “Difenderò la lira fino all’ultimo sangue, fino all’ultimo respiro. Non infliggerò mai al popolo italiano l’onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira”. Il direttore della locale Scuola d’arte, l’architetto Mario Urbani, progetta il nuovo testo ripartendolo su due settori divisi da un fascio littorio e decorandolo ai lati con due grandi figure muliebri sorreggenti cornucopie colme di monete. Tale sistemazione ha vita breve, in quanto il duce, transitando qualche tempo dopo da Pesaro, ne ordina la rimozione preferendole una più semplice, racchiusa ai lati da due fasci littori.
Alla caduta del regime tale versione è rimossa e per un ventennio la superficie rimane completamente spoglia. A metà degli anni Sessanta viene deciso l’attuale assetto con la realizzazione in caratteri metallici della scritta “Direzione provinciale Poste e telecomunicazioni” e l’inserimento al centro di un grande orologio, bordato di marmo, offerto dalla Cassa dei risparmi cittadina, che si assume anche gli oneri di gestione.
Nello stesso periodo la stampa dà ampio risalto alla proposta di un gruppo di cittadini per riedificare il campaniletto a vela originario, ma non se ne fa nulla (fine).