Accanto ai resti del cadavere avvolti in un cavo telefonico, ecco passamontagna, scarponi, pipa, anellino e, in particolare, una massa di carta, nascosta all’interno della giubba in una specie di raccoglitore. Ed è proprio questo materiale che ha permesso di attribuire un nome ed un cognome alla persona lì giacente da oltre un secolo, soldato della Prima guerra mondiale. Ma andiamo con ordine… “Chi ritrova dei resti umani -spiega a «Vaccari news» il direttore dell’ufficio beni archeologici che fa capo alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, Franco Nicolis- deve avvertire la Procura o i carabinieri. Nel caso specifico, siamo intervenuti noi (che lavoriamo in collaborazione con Onorcaduti, ossia la struttura che al ministero della Difesa ha competenza sui caduti in guerra), con l’Arma. Agiamo su loro autorizzazione, concretizzando un recupero di tipo archeologico”. “La scoperta è stata effettuata l’8 agosto scorso sul massiccio dell’Adamello, a tremila metri di quota; dopo un controllo del contesto, abbiamo raccolto quanto possibile portandolo a Trento nei frigoriferi dell’obitorio comunale”. Poi? “Poi, con l’antropologo Daniel Gaudio, abbiamo cominciato ad esaminare il rinvenuto. Io ho cercato di verificare i resti per capire cosa avesse addosso, lui ha svolto uno studio bioantropologico per individuare sesso, età, eventuale presenza di ferite e tutto quello che resta sul corpo, come le malattie. Non aveva tracce di lesioni, né portava armi. Quindi abbiamo pensato ad una valanga, idea rafforzata dalla presenza del cavo telefonico, probabilmente impiegato per compiere una cordata e portare il rancio ai commilitoni”. La parte più interessante era la massa cartacea, vero? “Sì, è difficile trovare elementi di carta: anche se nel ghiaccio, non è materiale semplice da conservare” (continua).
Ritrovamento/1 Un nome grazie alla posta
19 Mag 2018 01:34 - NEWS FROM ITALY
Una ricevuta che aveva indosso e si è conservata ha permesso di individuare il militare ritrovato, dopo un secolo, a tremila metri di quota sull’Adamello