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editor Fabio Bonacina

27146 news from 8/3/2003

Secondo Bruxelles, i rialzi sono dovuti all’inflazione ed al minor traffico. Però, le spese rimangono più basse rispetto a quanto richiesto con altri strumenti, come la telefonia mobile

Meno lettere
Meno lettere

Tra gli aspetti sottolineati nella relazione sottoscritta dall’Eurocommissione (news precedente), quello riguardante la sorveglianza regolamentare indipendente: si ritiene sia migliorata, anche se non basta, specie nel capitolo dei colli.

Viene ricordato che gli Stati membri sono tenuti a garantire la raccolta e la distribuzione di lettere e pacchi almeno cinque giorni lavorativi a settimana, con interventi di qualità specifica in tutti i punti del territorio. Il numero di quelli che fanno di più (ossia, lavorano sei giorni su sette) sta diminuendo.

La stragrande maggioranza della corrispondenza nazionale è recapitata il giorno lavorativo seguente (a condizione che il mittente impieghi lo specifico supporto, e non un’alternativa dichiaratamente più lenta e meno costosa) e la qualità della distribuzione all’interno dell’Ue continua ad essere superiore alle norme specificate nella terza direttiva sui servizi postali.

Oltre la metà degli Stati membri ha fissato una tariffa massima per assicurare un prezzo ragionevole alle prestazioni di base. In molti Paesi, negli ultimi anni, i prezzi dei francobolli “sono aumentati generalmente in linea con i tassi d’inflazione e per contribuire a compensare la diminuzione del numero di lettere inviate”. Comunque, il rincaro “non ha avuto un impatto significativo” sull’accessibilità economica di questo supporto, “che continua ad avere un costo contenuto, soprattutto se confrontato alla spesa delle famiglie per altri mezzi di comunicazione”, come la telefonia mobile.

Quanto alla concorrenza, “si è sviluppata lentamente per la corrispondenza e alcuni operatori hanno posto in essere condotte anticoncorrenziali”. Il numero di lettere inviate tramite i fornitori del servizio universale è sceso da un valore stimato di 107,6 miliardi nel 2008 a 85,5 miliardi nel 2013. In generale, la pubblicità diretta e le pubblicazioni sono state meno colpite.




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