Il 5+5 centesimi -unico esemplare prodotto dalla Svizzera lungo il 1913- arrivò l’1 dicembre, ma la curiosa notizia abbinata venne recepita solo qualche settimana dopo.
L’Amministrazione delle poste alpina, accogliendo la domanda presentata dalla Fondazione pro gioventù, ha consentito -scrisse all’epoca “La rivista delle comunicazioni”- di riconoscere all’emissione il significato di un effettivo francobollo postale, a differenza delle marche diffuse dodici mesi prima, le quali “possedevano un carattere esclusivamente privato e, quindi, nessun valore di francatura”.
Visto adesso, è un normale dentello con sovrapprezzo, il primo della serie che Berna continua ancora oggi a proporre (l’ultima tappa ha debuttato il 14 novembre scorso); in quel momento era destinato a sostenere la lotta contro la tubercolosi. Raffigura il busto di Elvezia con, sullo sfondo, il Cervino. Fu venduto fino al 31 dicembre, e potette essere impiegato (lo si legge anche sotto al disegno) fino al 28 febbraio seguente.
Trattasi -annotava il periodico- di un taglio per il corriere interno, “la cui validità può essere contestata nel servizio postale estero, conformemente alle disposizioni della Convenzione postale universale”. Tra i Paesi che lo accettavano, vi erano Baviera, Danimarca, Italia e Portogallo.
I cataloghi, dal Michel all’Unificato ed allo Zumstein, segnalano anche le vignette precedenti, al debutto il 12 dicembre del 1912. Sono tre ed offrono lo stesso, allegorico, gruppo di bambini in colori e testi differenti; nella versione italiana si legge “Un’anno di sole!” (sì, con l’apostrofo). Erano vendute agli sportelli contro 10 centesimi, che rappresentavano il solo obolo per aiutare i piccoli. Applicati sulla corrispondenza, venivano timbrati insieme all’affrancatura ufficiale ed oggi scontano un interessante valore economico.