Dal labirinto di Fontanellato (news precedente) ai Musei capitolini, dunque Roma, in questa visita ideale alla scoperta di reperti postali inattesi. La nascita della struttura -viene spiegato- è fatta risalire al 1471, quando papa Sisto IV donò al popolo un gruppo di statue bronzee di grande valore simbolico. Le collezioni hanno uno stretto legame con la città, da cui proviene la maggior parte delle opere.
L’impegnativo allestimento cela almeno due opere specializzate. Una è del sempre di moda Caravaggio; raffigura san Giovanni Battista. L’olio su tela venne dipinto tra il 1601 ed il 1602 rielaborando uno degli ignudi lasciati da Michelangelo nella cappella Sistina. Si caratterizza per l’accentuato realismo, sottolineato dalle fonti luminose. I filatelisti lo conoscono per via del francobollo che lo ripropone, inciso da Vittorio Nicastro. Da 25 lire ed emesso il 28 settembre 1973, risulta fra i primi di grande formato. Intendeva ricordare il Merisi nel quarto centenario dalla nascita; ora si ritiene che l’artista appartenga alla classe 1571 e sia morto nel 1610.
Decisamente diverso è l’altro reperto individuato: è ancora un olio su tela, questo dovuto a Pietro da Cortona (1597-1669). Databile tra il 1624 ed il 1626, ritrae Urbano VIII; servì all’artefice per consolidare i rapporti con la famiglia Barberini, cui il pontefice apparteneva, ottenendo nuovi incarichi. Da notare, ancora una volta, l’artificio della lettera: il protagonista l’ha in mano. Simbolo di prestigio ma, al tempo stesso, veicolo identificativo (fine).