Miliardi di registrazioni elettroniche riguardanti invii postali, questi fisici, trasportati da un confine all’altro. Sono i “big data” del settore e possono assicurare informazioni importanti sul benessere economico, in particolare per quelle aree nelle quali non esistono parametri attendibili. È quanto sostiene l’Unione postale universale, che ha aperto i propri archivi ad alcuni ricercatori. Gli specialisti hanno lavorato sulle informazioni relative al lasso temporale 2010-2014 inerente 187 Paesi, mostrando che quanto emergeva consentiva di riprodurre i valori dei grandi indicatori socioeconomici. Per esempio, a partire dal 2010 hanno evidenziato un rialzo nell’attività, in gran parte dovuto al boom del commercio elettronico. L’esito sono delle misure indirette per un certo numero di elementi già adoperati dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali, utili allo scopo di valutare il prodotto interno lordo per abitante, le speranze di vita... “È paradossale, nell’era dell’informatica, che l’analisi e gli esiti più frequenti e più minuti degli obiettivi collegati allo sviluppo durevole possano essere raggiunti grazie ai dati delle reti postali fisiche”, ha commentato l’economista José Anson. “La postale è la più grande rete fisica al mondo e le sue informazioni rappresentano una fonte dal potenziale ancora inesplorato”. “Le reti fisiche, come appunto questa oppure l’aerea o dei migranti, sono variabili indispensabili per arrivare a riprodurre degli indicatori affidabili combinando i loro valori con quelli delle nuove reti digitali, fra cui il traffico su internet o l’impiego dei social media”, ha detto il responsabile scientifico alla United Nations global pulse, Miguel Luengo-Oroz.
“Big data”, anche la rete postale può contribuire
28 Giu 2016 00:02 - FROM ABROAD
Lo sostiene una ricerca basata sui valori riguardanti il periodo compreso tra il 2010 ed il 2014 messi a disposizione dall’Upu