“Anche se il percorso di «Arte postale!» è terminato qui (news precedente, ndr), ciò non vuol dire che questa sarà la mia ultima pubblicazione o il mio ultimo progetto di mail art. Al contrario, ci sono già nuove idee in elaborazione per il 2010, sia progetti personali che eventi collettivi”, promossi anche dall’associazione Bau. Fra cui una riflessione sulle catene postali intitolata “«Reazione a catena»”.
Così si esprime Vittore Baroni, che dal 1979 ad oggi ha realizzato la pubblicazione “Arte postale!”. Cos’è, adesso, la mail art? “È un movimento artistico spontaneo che ha avuto origine negli anni Sessanta, partendo dalla necessità di molti artisti operanti nei più diversi campi espressivi di creare una rete planetaria aperta di contatti interpersonali, svincolata dai meccanismi del mercato e della critica. Muovendo dalle intuizioni e dalle liste di contatti di alcuni personaggi singolari come Ray Johnson, George Maciunas, Ken Friedman, il gruppo canadese General Idea, il sudamericano Damaso Ogaz, il fenomeno si è diffuso internazionalmente fino a toccare, negli anni Ottanta-Novanta, punte stimate in alcune centinaia di migliaia di praticanti. La mail art ha anticipato i social network di internet, che oggi contano milioni di iscritti, ed è nel web che sono confluiti molti dei progetti e delle idee un tempo circolanti con francobollo. Oggi la mail art, svolto per mezzo secolo il suo compito di rete sotterranea alternativa all’arte ufficiale, ha quindi in gran parte esaurito la sua spinta vitale, ma continua ad essere praticata da veterani e anche da molti giovani, dato che il fascino del’oggetto fisico, la sorpresa di scoprire nuovi «regali» nella buca delle lettere, è difficilmente paragonabile al semplice scambio di dati virtuali. In questa fase, da un lato la mail art è in (difficoltoso) corso di storicizzazione, dall’altro continua a tramandarsi nella pratica di un numero di irriducibili, calcolabile comunque in svariate migliaia di operatori nei diversi continenti, con un continuo ricambio di energie”.
Ha senso praticarla ancora, a livello cartaceo o elettronico? “Per come la intendo io, è solo quella cartacea (e tridimensionale) o comunque trasmissibile per i canali postali tradizionali. Davanti ai circuiti informatici e digitali dobbiamo parlare di e-mail art, net art, phone art o altro, con tutta una serie di diverse caratteristiche e problematiche. La disponibilità di un mezzo di comunicazione sempre più accessibile, economico e duttile qual è internet ha reso obsoleti, in effetti, molti elementi della mail art tradizionale, semplificando e velocizzando i passaggi. Internet può essere d’aiuto alla mail art, facilitando la diffusione di inviti, favorendo l’attivazione di nuovi contatti... Ma, nel momento in cui viene a mancare del tutto lo scambio con «francobollo», direi che ha poco senso continuare ad usare il termine di «arte postale». Ha ancora senso, se non il mantenimento di una costosa struttura di scambio unicamente cartacea, perlomeno la preservazione di un patrimonio di idee libertarie e democratiche che hanno caratterizzato questa libera forma espressiva, e che possono ancora servire da utile modello anche a progetti che utilizzano differenti mezzi di comunicazione”.