“Siamo riusciti ad entrare in un deposito clandestino dove i reperti trafugati non erano ordinati per periodo storico, o con un qualche altro criterio scientifico, ma in base alla data di prescrizione del reato”, spiega a “Vaccari news” il generale Giovanni Nistri, che oggi guida il Comando carabinieri tutela patrimonio culturale. La dice lunga sull’organizzazione del settore, il cui traffico è inferiore soltanto a quelli di droga ed armi, e spesso si presenta con ramificazioni impensabili, volte a “lavare” il denaro incassato. “Una banca dati dedicata è il vero punto forte per contrastare tali attività. La nostra è la più ampia e completa al mondo; conserva le fotografie di 350mila beni, mentre altri 2,8 milioni sono descritti”.
Per il settore collezionistico, che pure cade fra le competenze del Comando, il discorso si fa complesso. Tra il 2005 ed il 2008 l’Arma ha recuperato beni numismatici che superano del 7000% le denunce, in quanto un ruolo di primo piano è giocato dagli scavi clandestini. “Abbiamo avviato -ammette il generale- contatti con gli appassionati per cercare di regolare il mercato”.
Più difficoltà, invece, sono registrate nell’ambito filatelico, perché “il filatelista si basa su parametri un po’ diversi dai nostri”. Sia pure con pene ridotte di un terzo, la legge n°254 del 2004, meglio nota come “legge Giovanardi”, paragona la contraffazione, l’acquisto, la detenzione o la diffusione di falsi francobolli italiani e stranieri del passato con gli analoghi atti riguardanti cartevalori nazionali in corso. Falsificare un francobollo, attuale o del passato, è dunque un reato, ma la questione è se una carta valore autentica è applicata ora su un supporto d’epoca, creando un documento originale nei suoi elementi, ma falso nella sostanza. In questo caso, lo spazio interpretativo è tale da creare problemi, e non è garantita l’omogenea applicazione del disposto su tutto il territorio nazionale. “Per questo -sottolinea Giovanni Nistri- la legge andrebbe aggiornata”, così da eliminare ogni elemento interpretativo dubbio alla luce della realtà operativa.
“È anche importante -prosegue- la massima collaborazione con i collezionisti; non c’è niente di meglio che una cooperazione spassionata e disinteressata”. Ad esempio nel caso si sospetti che un oggetto sia stato rubato: il confronto con quanto presente nell’archivio del Comando potrebbe dare delle risposte.
L’anno scorso si è verificata una prima applicazione della normativa, che ha portato alla denuncia di un pensionato fiorentino, presso il quale i militari hanno trovato circa 150 timbri in gomma e metallo falsificati.