“Poste italiane è legata in modo inscindibile alla vita e alla storia dell’Italia: ne ha accompagnato le vicende, a partire dal suo sorgere come Stato unitario. Ha contribuito in un certo senso a mantenerla unita, tenendo in contatto famiglie e luoghi lontani”. È uno dei concetti espressi sabato da papa Francesco nell’udienza ai dirigenti ed al personale dell’azienda.
Pur seguendo una logica di mercato, essa ha messo al centro “non il profitto ma le persone, ricordando che tutti i servizi offerti verrebbero svuotati del loro valore se fossero fruibili solo da alcuni, o non rispondessero alle esigenze concrete degli utenti. Questo è tanto più importante nel nostro contesto economico e sociale, che così spesso -ha proseguito il pontefice- punta a un guadagno fine a se stesso, dimenticando che la vera ricchezza sta nelle persone, e quindi le tratta spesso come numeri senza volto”.
“È importante, quando si va a uno sportello o a un ufficio, incontrare persone che svolgono il loro lavoro bene, che non sbuffano o danno l’impressione di considerarti un peso, o fanno finta di non vederti. D’altra parte, i clienti devono essere attenti a non avere -come purtroppo accade!- un atteggiamento di pretesa o di lamentela… Non dimenticate il sorriso! Chi si comporta così diventa contagioso, perché il sorriso è contagioso, e la pace che semina non manca di produrre frutto”.
Nel difficile equilibrio tra contenimento dei costi e competitività, “abbiate sempre cura che l’attenzione al bilancio non vada a scapito della qualità del lavoro, né comprometta quel principio di universalità nell’offerta dei servizi, realizzata attraverso la presenza capillare di uffici postali e sportelli su tutto il territorio nazionale”.