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editor Fabio Bonacina

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In questo modo Ruggero Maggi definisce il proprio lavoro: da quarant’anni si occupa anche di mail art e ha ideato addirittura un “flash mob” a tema

La mail art secondo l’artista
La mail art secondo l’artista

Artista multimediale e curatore. Così si qualifica, nella conversazione, Ruggero Maggi. Dal 1973 si occupa di poesia visiva, aggiungendovi, nel tempo, copy art, libri d’artista, laser art, olografia ed arte caotica. Senza trascurare la mail art. Nel 2006 realizza “Underwood”, intervento site-specific per la Galleria d’arte moderna di Gallarate; nel 2007 presenta il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 - promemoria per Pierre” alla Biennale di Venezia (tre complessivamente, quelle cui ha partecipato); nel 2011 ecco “Padiglione Tibet”, segnalato da “Vaccari news” nella tappa allestita presso il capoluogo piemontese.

“Sono nato a Torino, ma risiedo a Milano”, dice. “Dopo studi umanistici e scientifici, ho realizzato che forse valeva la pena di dedicare la vita all’arte! Il mio accostamento alla ricerca artistica si è sempre basato sulla sperimentazione di ogni possibilità tecnologica e poetica. La metà degli anni Settanta ha segnato per me un punto di non-ritorno: la scoperta dei primi laser, del neon e dell’olografia ha contraddistinto l’immediato interesse per la luce come elemento principe della materia. Sculture fatte di luce che la gente tentava inutilmente di toccare, di sfiorare, ottenendo solo la sensazione di poterle attraversare con la mano. Il passo successivo -anticipando di un decennio o forse più illustri contemporanei- è stata la tassidermia: animali imbalsamati che dialogavano con raggi laser o tubi al neon… Nella poesia visiva e nell’arte postale ho trovato invece risposta a quel desiderio di coinvolgimento e di comunicazione creativa: sto «navigando» in essa da ormai quarant’anni e continuo a farlo!”.

Come mai l’interesse al settore postale, inteso in senso lato? Fin dall’inizio degli anni Settanta -risponde- in Italia la mail art “si è diffusa sempre più grazie soprattutto alla capacità di comunicazione che, in un Paese come il nostro… ha trovato largo seguito tra i numerosi artisti che desiderano mettersi in gioco, comunicando creativamente”. Soprattutto alla fine del secolo passato, ha contrassegnato “tutta un’infinita serie di progetti, riviste, libri, mostre, eventi legati ad un mondo culturale e artistico più o meno underground”.

In che modo riassumerebbe il lavoro finora svolto? “Dal 1975 ad oggi ho praticato vari percorsi artistici che, in sintesi, possono essere definiti come schemi di fluidità caotica nella comunicazione creativa”.

Cosa vorrebbe fare ancora? “Vorrei realizzare un «archivio degli archivi», capace di riunire i vari archivi di arte postale di tutto il mondo e che non ne snaturi la volontà di non-ufficialità; non dimentichiamoci che la mail art più che un movimento artistico è piuttosto un grande fenomeno poetico e sociale, quindi non un semplice magazzino ma un contenitore di idee ed emozioni. Questo luogo dovrebbe proporre mostre, incontri, eventi, azioni tendenti a facilitare la comprensione di tale fantastico network chiamato arte postale”.

Tra le sue idee c’è pure uno speciale “flash mob”… In inglese “flash” significa “breve esperienza” e “mob” “moltitudine”, ricorda. Con il concetto “si indica un gruppo di persone che si riunisce all’improvviso e mette in pratica un’azione insolita per poi disperdersi. Questo progetto è nato come atto finale del 2014, anno dedicato a Guglielmo Achille Cavellini (Gac) e la cui documentazione verrà poi esposta in un grande evento che sto organizzando”. Per l’occasione “ho desiderato riproporre una maschera che avevo ideato nel 1984 per «clonare» Gac durante il festival a lui dedicato in Belgio ed organizzare il primo mail art «Gacapodanno flash mob» la notte di San Silvestro, invitando i partecipanti a realizzare un’azione o una performance anche breve con i propri amici nel luogo in cui avrebbero trascorso la festa”. É quindi un progetto in corso d’opera, per il quale ha ricevuto numerosi contributi sia postali che multimediali, ma che sta proseguendo, poiché la diffusione attraverso la mail art “è viva e segue una vita propria, diffondendosi con tempi determinati dal passaggio di informazioni e perciò, in alcuni casi, risulta quasi inarrestabile!”.

Ruggero Maggi nel 2010 durante “Generaction un promemoria per le generazioni”, Galleria di arti visive dell’Università del melo - Gallarate (Varese)
Ruggero Maggi nel 2010 durante “Generaction un promemoria per le generazioni”, Galleria di arti visive dell’Università del melo - Gallarate (Varese)



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