A livello formale, impiegando cioè la numerazione attribuita dall’ufficio di Poste italiane che si occupa dei servizi temporanei, il 2010 si chiude superando le 2.380 segnalazioni, ma le impronte diverse sono di più, all’incirca 2.600.
“Un incredibile record”, commenta a “Vaccari news” uno dei maggiori specialisti, e non a caso vicepresidente dell’Associazione nazionale collezionisti annullamenti italiani, Alcide Sortino. “E, come tutte le inflazioni, non sarà certo foriera di risultati positivi”.
“A mio avviso -prosegue- l’anno marcofilo conferma il trend declinante causato dalla cessazione degli annulli meccanici (due quelli impiegati in dodici mesi), che ha indotto molti ad abbandonare. Le targhette, infatti, per molti non possono essere sostituite da un «nuovo amore», ovvero dagli annulli speciali a mano, dato che questi ultimi ormai di postale non hanno nulla (non si può più nemmeno farli viaggiare allo scoperto, dato l’obbligo di busta per la rispedizione). Inoltre, il fatto che la corrispondenza non venga più timbrata nei singoli uffici di partenza ma al centro meccanizzato competente, disincentiva ulteriormente l’interesse. Non solo i pochi che collezionavano sistematicamente i bolli ordinari, ma anche il resto dei marcofili che, nell’esame delle normali impronte, potevano trarre degli spunti, vuoi tematici (come il nome di una via di una succursale), vuoi relativi all’organizzazione e alla futura storia postale (come cambio di denominazioni, uffici di transito...)”.
“A questo malessere generale si somma la politica, a mio avviso sconsiderata, della ex divisione filatelia che ci irrora di centinaia di obliterazioni speciali ad iniziativa, di cui non si riesce a comprendere lo scopo e che in ultima analisi presumo avranno una conseguenza controproducente, dato che il troppo storpia”.
Qualche esempio? “Il più classico sono stati i duecento manuali per la «Giornata del risparmio», annunciati solo tre giorni prima e in uso presso gli uffici postali: non si comprende che cosa dovessero timbrare, visto che -come ricordavo- la lavorazione della corrispondenza è concentrata nei Cmp. A parte la monotonia dell’unico e insignificante bozzetto, anche chi si limita a collezionare annulli della propria area geografica (in genere coincidente con la provincia, meno spesso con la regione) è rimasto interdetto di fronte alle diciotto impronte impiegate nella zona di Trento, alle quindici di Verona o addirittura alle dieci di Rovigo, essendo quest’ultima una tipica area dal punto di vista marcofilo depressa che stenta ad avere due o tre bolli spontanei all’anno. Anche di fronte al costo non indifferente per procurarsi tutto questo materiale (senza dimenticare i soliti problemi di spazio che hanno tutti), la tentazione di dare un taglio diventa più che naturale”.
“Una cosa analoga si sta ripetendo con gli annulli natalizi: a parte il fatto che ormai sono cose obsolete, visto che nessuno più manda cartoncini augurali e che il loro numero definitivo non è ancora noto, ci si chiede a cosa servano. Laddove sono disponibili, poi, non vengono promossi. Un esempio per tutti: nel passato, al Milano Cordusio veniva aggiunta una cassetta per spedire i plichi augurali, sapendo che sarebbero stati contrassegnati con il manuale predisposto per l’occasione. Quest’anno, invece, il contenitore non c’era: bisognava sapere che per ottenere l’impronta era necessario recarsi allo spazio filatelia, che fra l’altro chiude alle 14.30. E non dimentichiamo il «Poste aperte»: una cinquantina di sottolineature ad uso dei figli dei dipendenti”.
“A completare il quadro, va aggiunto che certe filiali sono completamente latitanti, o perché non c’è il referente, o perché è solo nominale, trattandosi di persona che di filatelia e marcofilia non si interessa”.