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editor Fabio Bonacina

27143 news from 8/3/2003

Per il ministero della Cultura il francobollo “non appare riconducibile alla categoria di «documento» in senso stretto e non ricade quindi nella competenza istituzionale di questa Amministrazione”

Dalla Direzione generale archivi
Dalla Direzione generale archivi

Rapidissima la risposta della Direzione generale archivi che fa capo al ministero della Cultura. È la circolare di ieri, destinata alle Soprintendenze, con oggetto “Vigilanza sul commercio di materiale di interesse filatelico”.

Firmata dal direttore generale Antonio Tarasco, cita documenti già vigenti e noti, fra cui la circolare 69 del 4 settembre 1986, emanata dall’Ufficio centrale per i beni archivistici, all’epoca competente per la materia, e confermata successivamente con la circolare, della sua Direzione, 43 del 5 ottobre 2017 e la lettera del 16 giugno 2020 protocollata con il numero 10.845.

Rispetto al passato, nulla cambia, tanto è vero che il mittente si limita a ribadire. “Ribadire che i singoli valori filatelici e le loro raccolte non costituiscono, «ex se», beni culturali”. Essi possono presentarsi: 1) staccati dai rispettivi supporti e non più ad essi riconducibili; 2) aderenti a buste o altri involucri privi del contenuto originario; 3) applicati direttamente su un documento o su buste o altri involucri contenenti documenti.

La citata circolare 69 del 4 settembre 1986, “da cui -è la sottolineatura- non c’è motivo di discostarsi, chiarisce che nei primi due casi il materiale filatelico (rappresentato sia da pezzi singoli che da collezioni) non appare riconducibile alla categoria di «documento» in senso stretto e non ricade quindi nella competenza istituzionale di questa Amministrazione”.

La stessa comunicazione aggiunge che “solo nella terza ipotesi può configurarsi una fattispecie riconducibile alla legislazione archivistica”; pertanto, solo in tale, residuale, ambito “è astrattamente configurabile la competenza di codeste Soprintendenze a valutare l’interesse archivistico sopra i documenti di natura pubblica o privata, e giammai i soli valori filatelici”.


Diversi contenitori dipinti informalmente caratterizzavano la città; ora uno degli autori, Lsd69, chiede di non distruggerle ma di reimpiegarle in qualche modo

Cassette per le lettere destinate allo smaltimento pure a Verona. Con un… aggravante, però. Diverse di esse, ma anche quelle di servizio e altri contenitori presenti in strada, come gli armadi di distribuzione per la fibra, erano stati dipinti. Insomma, la situazione appare simile a quella introdotta ufficialmente da Poste italiane a Roma nel 2021, ma nella città di Giulietta concretizzata a livello informale.

La notizia del pensionamento di tali contenitori è finita sui media locali, facendo emergere uno degli autori, Lsd69, al secolo Lucio Sartori, classe 1969. In un’intervista rilasciata a Telenuovo, ammette di averne decorate nel tempo una decina e ora chiede di trovare una soluzione differente alla rottamazione, ad esempio utilizzarle per lo scambio dei libri. Il sodalizio dove opera come volontario, Ronda della carità, aggiunge: “Ci piacerebbe che rimanessero un patrimonio della città, magari in uno spazio della Ronda”. Ci si riuscirà? (fine).

A Verona, ad esempio in piazzetta Scalette Rubiani e in via Scala, le cassette caratterizzate da Lsd69 e probabilmente destinate alla distruzione (foto: Giulia Nicoli)
A Verona, ad esempio in piazzetta Scalette Rubiani e in via Scala, le cassette caratterizzate da Lsd69 e probabilmente destinate alla distruzione (foto: Giulia Nicoli)

Prosegue lo smantellamento deciso da Poste italiane, sia pure con cadenza diversa secondo il luogo. A Bergamo rimangono le tracce sui muri, a Prato un cartello avverte che lo specifico contenitore resta operativo

Il cartello presente sul contenitore di via Mazzoni a Prato
Il cartello presente sul contenitore di via Mazzoni a Prato

Prima i cartelli per avvisare l’utenza che quella specifica cassetta per le lettere sarebbe stata eliminata, poi la sua chiusura in modo più o meno efficace (tanto che in alcuni casi sono state annotate violazioni al foglio o al nastro adesivo che chiudeva le feritoie), quindi la rimozione. Sono un po’ queste le fasi che stanno vivendo numerosi contenitori di Poste italiane, anche se la procedura non avviene simultaneamente in tutto il Paese.

A Prato è stato introdotto un approccio diverso, come testimonia il lettore di “Vaccari news” Giancarlo Rota. Ha notato l’avviso presente su uno dei contenitori: l’operatore ha ritenuto necessario specificare “Cassetta postale attiva”.

Invece, a Bergamo si è giunti all’ultimo stadio in questi giorni. L’esito sono delle vistose impronte lasciate sui muri. Tanto che lo specialista si è domandato se l’azienda non dovrà rimborsare la proprietà delle spese per il ripristino della facciata (continua).

Qui c’erano cassette… Le tracce lasciate a Bergamo in via Frizzoni e in via Tiraboschi (foto: Giancarlo Rota)
Qui c’erano cassette… Le tracce lasciate a Bergamo in via Frizzoni e in via Tiraboschi (foto: Giancarlo Rota)

Dalla Yvert & Tellier il catalogo dedicato alle etichette per l’affrancatura, servizio nel Paese introdotto nel 1969 e impiegato ancora adesso

Dedicato alla Francia
Dedicato alla Francia

Un settore minore, che però ha i suoi appassionati. È quello delle affrancature da distributori automatici. Lo dimostra, caso mai fosse necessario, la Yvert & Tellier: vi ha dedicato un catalogo specifico di formato “A5”; riguarda solo la Francia, che impiega le etichette definite Lisa (per “libre-service affranchissement”).

Sembrerebbe un lavoro semplice, ma in realtà ha richiesto 128 pagine, caratterizzate da testi nella lingua nazionale, immagini a colori e valutazioni espresse nella moneta comune.

Grazie ad Alain Gengembre e Bernard Heron -annota il presidente e direttore generale dell’azienda, Benoît Gervais- è stato possibile ricostruire la storia di questa modalità distributiva. Lo studio comincia il 4 aprile 1969, quando il sistema venne saggiato a Montgeron (Île-de-France). Dava la possibilità di ottenere vignette con tariffa in funzione del peso, senza dover passare dallo sportello. Contemporaneamente permetteva di conservarle nuove e utilizzarle quando necessario proprio come francobolli. Evidente l’evoluzione grafica, passata dai supporti autoadesivi bianchi, poi al fondo colorato, quindi a vere e proprie immagini, come quelle ancora in uso adesso.

Il repertorio arriva alla fine del 2023 e richiede 25,90 euro.


È il filo conduttore del francobollo dedicato a Olimpiadi e Paralimpiadi “Paris 2024”: sarà posto in prevendita da domani; il 5 aprile il completamento della distribuzione

Uno dei tagli emessi nel 1924
Uno dei tagli emessi nel 1924

Formato e stile grafico inconsueti per la Francia, che da domani in prevendita (la distribuzione verrà completa il 5 aprile) proporrà un francobollo da 1,96 euro dedicato alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi “Paris 2024”. Non a caso, il bozzetto proviene direttamente dalla struttura organizzatrice.

Dunque, nonostante le preoccupazioni circa la situazione internazionale e i rischi di attacchi terroristici, l’appuntamento si svolgerà a cent’anni di distanza dall’edizione del 1924 (l’1 aprile di quell’anno citata con quattro tagli da 10, 25, 30 e 50 centesimi di franco).

La nuova carta valore -cesellano nella capitale- celebra l’Olimpismo e la Ville Lumière, sottolineando l’incontro tra una città e gli sport che se ne impossessano, trasformandola in un vero e proprio parco giochi. La vignetta, costruita con blocchi grafici dall’aspetto neo Art déco, “mette in risalto i luoghi iconici che rendono Parigi famosa in tutto il mondo: la torre Eiffel e la Senna. Tra questi c’è lo sport: dalle piste di atletica ai rimbalzi della palla”.

Il francobollo che cita le prossime manifestazioni sarà in prevendita da domani
Il francobollo che cita le prossime manifestazioni sarà in prevendita da domani

Quindi -sostiene il mondo della filatelia organizzata- non ha senso la procedura annunciata dalla Sovraintendenza archivistica della Lombardia, che vorrebbe dichiarare di interesse culturale una collezione

I francobolli sono dei multipli
I francobolli sono dei multipli

Il mondo della filatelia organizzata ha preso posizione nei confronti del provvedimento, dovuto alla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, con cui questa ha notificato, a Ferrario aste, l’avvio di un procedimento per la dichiarazione di interesse culturale riguardante una collezione, posta in vendita, di francobolli di Fiume dal 1918 al 1924.

L’altolà giunge da quattro sodalizi: Associazione Fiume 1918-2018 (presieduta da Carlo Giovanardi), Federazione fra le società filateliche italiane (Bruno Crevato-Selvaggi), Associazione nazionale professionisti filatelici (Sebastiano Cilio), Unione stampa filatelica italiana (Beniamino Bordoni).

“Se il procedimento avrà seguito -si legge nell’intervento- gli acquirenti di semplici francobolli saranno soggetti a pesanti vincoli, mettendo in crisi un mercato che coinvolge milioni di collezionisti, case d’aste, riviste, circoli filatelici, sulla base di presupposti storicamente e giuridicamente abnormi”.

Occorre ricordare, infatti, che i francobolli di Fiume, italiani o di qualsiasi altro Paese al mondo, nuovi o usati che siano, “sono multipli (stampati in centinaia di migliaia di esemplari, se non milioni), quindi certamente non classificabili come pezzi unici suscettibili di particolare tutela”. “Sono nella piena disponibilità di chi li ha acquistati, non avendo alcun fondamento giuridico i provvedimenti di una Sovraintendenza che li vuole sottoporre a notifica, impedendo per esempio la loro vendita all’estero”.

Concludendo, i firmatari chiedono al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “di intervenire per annullare questa grottesca procedura, che peraltro pare carentissima sia d’istruttoria sia di motivazione e che rende ancora più pericolosa l’idea di uno Stato bulimico che restringe sempre di più le libertà dei cittadini pretendendo di controllare e sindacare con vincoli assurdi persino la semplice collezione e circolazione dei francobolli”.



Curiosamente, è stata emessa oggi, a cinque giorni dall’attacco terroristico al Crocus city hall di Mosca. È costituita da dieci francobolli e due vignette

Di certo è una mera combinazione, però stupisce. A pochissimi giorni dall’attentato del 22 marzo al Crocus city hall di Mosca, oggi la Russia ha dedicato ben dieci francobolli da 67,00 rubli (sono in un foglietto da dodici comprensivo di due bandelle) alla Guardia nazionale. Alle immagini hanno lavorato Sergey Kapranov, Maksim Podobed e Sergey Uliyanovskiy.

La Guardia nazionale -viene spiegato- è un’autorità esecutiva federale responsabile per lo sviluppo e l’attuazione della politica statale e per la regolamentazione statutaria in diversi campi. Alle truppe sono affidati i seguenti compiti: mantenere l’ordine pubblico e garantirne la sicurezza; proteggere le principali strutture statali; combattere il terrorismo e l’estremismo; assicurare il regime di emergenza, l’introduzione della legge marziale, la legalità delle operazioni antiterrorismo; difendere il territorio; assistere le autorità di frontiera; controllare il rispetto della legislazione in materia di traffico d’armi e attività di sicurezza privata; salvaguardare gli impianti di combustibile ed energia; proteggere strutture particolarmente importanti e sensibili; tutelare la proprietà delle persone fisiche e giuridiche; garantire l’incolumità degli alti funzionari.

Un saggio di tutto questo è documentato nelle vignette; rappresentano: unità di aviazione e artiglieria; servizio di vigilanza extra-dipartimentale; unità militari per la protezione di strutture statali critiche e carichi speciali; servizio di ingegneria; servizio cinofilo; unità e sottodivisioni militari navali; servizi per la concessione di licenze; forze di polizia antisommossa; forze operative speciali; unità militari motorizzate. Nelle due vignette, la bandiera e una parata associata al motto “Sempre in guardia!”.

La serie, in foglietto, contiene dieci francobolli e due vignette
La serie, in foglietto, contiene dieci francobolli e due vignette

Vaticano: la nuova versione sarà in vendita dal 2 aprile a 1,50 euro; commemora il secolo e mezzo raggiunto dall’Unione postale universale

L’accenno ieri sera in occasione della conferenza di Nicolino Parlapiano: è stato allestito un nuovo buono-risposta internazionale, anche questa volta adattando quello denominato “Abidjan”, dal nome della città in cui si è svolto l’ultimo Congresso postale universale.

L’occasione commemorativa è il centocinquantesimo anniversario dell’Unione postale universale, rappresentato attraverso il logo collocato in alto a sinistra.

A proporlo per primo, almeno per quel che concerne l’area italiana, è il Vaticano. Dove ne ricordano la natura: il coupon-réponse international è una carta valore introdotta l’1 ottobre 1907 attuando le deliberazioni del VI Congresso postale universale, svoltosi a Roma nel 1906.

Tale versione sarà in vendita di fatto dal 2 aprile a 1,50 euro, disponibile presso gli sportelli o via posta aggiungendone 2,50 per le spese di recapito. Potrà essere convertita, in tutti i Paesi membri dell’Upu, sino al 31 dicembre 2026, in un francobollo equivalente all’importo minimo di un invio prioritario non registrato destinato all’estero.

La versione per il Vaticano del nuovo coupon-réponse international
La versione per il Vaticano del nuovo coupon-réponse international

Le segnala, nel numero 38 de “Il monitore della Toscana”, Alberto Quercioli, che ha consultato la raccolta fotografata e messa on-line dal Comune di Milano

“Ciò che emerge, oltre all’opera benemerita dell’Usfi e del Museo del Risorgimento di rendere disponibili on-line i contenuti di questa enorme raccolta, è l’aver ritrovato bollature inedite toscane a distanza di così tanti anni dal loro inserimento nella collezione. Segno evidente che trattasi di impronte di difficile reperibilità”; rafforzano la fiducia di reperire altrove ulteriori impronte locali ignote, “così come immaginiamo ne esistano nella raccolta milanese di altre aree geografiche”.

Lo scrive Alberto Quercioli nell’articolo “Collettorie di Toscana - Inediti dalla collezione De Marchi”, pubblicato nel numero 38 de “Il monitore della Toscana”. L’intervento sintetizza la vita del naturalista e filantropo che alla morte, nel 1936, lasciò la sua importante collezione al Comune di Milano. Tra il 2015 e il 2016 venne ricondizionata e fotografata attraverso un progetto coordinato dall’Unione stampa filatelica italiana (tra i sostenitori economici, la società Vaccari) e allestita nel sito “Grafiche in Comune”, gestito direttamente dall’Ente locale.

La rivista, che conta 48 pagine “A4” con immagini a colori, è edita dall’Associazione per lo studio della storia postale toscana, ora presieduta da Alberto Càroli.

È il numero 48
È il numero 48


La lettera spedita da Napoli a Catania mostra cinque francobolli da 1 grano grigio nero di Province Napoletane impiegati il 15 ottobre 1862

La validità era scaduta il 30 settembre 1862, ciononostante era stata riconosciuta una tolleranza nell’impiego per due settimane. Proprio nell’ultimo giorno consentito, il 15 ottobre, qualcuno spedì questa lettera da Napoli a Catania, dove arrivò il 19 (lo testimonia il bollo al retro).

Il reperto mostra cinque esemplari da 1 grano grigio nero di Province Napoletane. All’esame particolareggiato, i primi quattro risultano ben marginati; l’ultimo mostra i lati verticali rasenti.

Spedita nell’ultimo giorno di tolleranza
Spedita nell’ultimo giorno di tolleranza


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