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editor Fabio Bonacina

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Nuova edizione, la settima, del catalogo “Marche da bollo”, curato da Fabrizio Balzarelli ed edito da Cif-Unificato. Ora conta 576 pagine

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Basta pagare…
Basta pagare…

Un oggetto che nella versione cartacea sostanzialmente appartiene al passato ma che continua ad appassionare fior di collezionisti. Tanto da aver motivato Cif-Unificato a firmare la settima edizione del catalogo “Marche da bollo”.

Curato da Fabrizio Balzarelli, in 576 pagine (39,00 euro) raccoglie tutto quanto noto, sia in un approccio cronologico, cioè dagli Antichi Stati alla Repubblica, colonie e possedimenti compresi, cui si aggiungono San Marino e Vaticano. Sia di genere, considerando una lunghissima serie di balzelli, dai più noti a quelli inconsueti come per bingo, carte da gioco, grano e granaglie, illuminazione elettrica, lavoratori dello spettacolo, maternità-ostetriche, mutua del pescatore, scuole, spese voluttuarie, tessuti e guanti, uova...

Oltre alla revisione delle stime economiche (espresse in euro) e alle integrazioni nei vari capitoli, il volume -anticipano dalla casa editrice- è stato arricchito con: marche per la riduzione delle tariffe ferroviarie emesse in occasione di fiere, manifestazioni, giubilei o anni santi; per sigarette elettroniche, apposte sui contenitori dei liquidi con o senza nicotina; a fascetta, inerenti ai vini Doc e Docg; dell’Inps per la richiesta di duplicati dei libretti personali.


Grazie allo stratagemma, si sono salvate le “lettere” spedite da Orlando Orlandi Posti (1926-1944), ucciso alle Fosse ardeatine

La copertina
La copertina

Orlando Orlandi Posti nacque a Roma il 14 marzo 1926. Dopo l’8 settembre 1943 aderì al Partito d’azione e fu uno degli animatori dell’Associazione rivoluzionaria studentesca italiana. Il 3 febbraio 1944 salvò i suoi compagni da una retata dei tedeschi nel quartiere Montesacro, ma cadde nelle mani delle Ss. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, fu fucilato il 24 marzo alle Fosse ardeatine.

Di lui rimangono le testimonianze spedite dal carcere, raccolte nel libro “Roma ‘44” (Donzelli, 390 pagine, 15,00 euro). Nel buio della prigione, torturato, morso dalla fame, tra momenti di sconforto e abbattimento e altri di improvvisa speranza e fiducia, in cui si slancia in piani di studio e di lavoro per il futuro, cerca il contatto con l’esterno, con la madre, con la fidanzata Marcella. E allora scrive, racconta di sé, di quello che sta vivendo, di quello che prova, e lo fa sfruttando pezzetti di carta che nasconde nella biancheria da lavare. I piccoli fogli, delle corrispondenze, che compongono questo diario sono la testimonianza di una apparente, drammatica, “quotidianità”.

La vicenda è stata portata alla luce dalla Fondazione archivio diaristico nazionale onlus di Pieve Santo Stefano (Arezzo) e pubblicata una prima volta nel 2004 con la curatela di Loretta Veri. La nuova edizione è arricchita dagli interventi della stessa specialista e degli storici Camillo Brezzi e Umberto Gentiloni Silveri; inoltre, offre un’introduzione firmata da Alessandro Portelli, che a quei tragici eventi del 1944 ha dedicato il volume “L’ordine è già stato eseguito”.

Le testimonianze racchiuse in lettere nascoste tra la biancheria da lavare
Le testimonianze racchiuse in lettere nascoste tra la biancheria da lavare

Il Bel Paese partecipò alla Guerra contro l’Irak del 1990-1991; a ruota, Giovanni Riggi di Numana pubblicò un volume che propone, fra l’altro, numerose buste

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Era il 1990-1991
Era il 1990-1991

Un conflitto cui l’Italia partecipò con Aeronautica e Marina: i reperti postali lo documentano. Figurano nel libro che Giovanni Riggi di Numana scrisse nel 1992, edito da Vaccari e adesso ritrovato.

Dal titolo “L’Italia nella Guerra del golfo - Storia e storia postale del contingente militare italiano nel conflitto Onu-Iraq 1990-1991”, le 160 pagine propongono soprattutto, in bianco e nero, non poche spedizioni, realizzate da filatelisti o effettive (l’autore le distingue in quattro categorie: di favore, facilitate, provocate, naturali).

Tra gli argomenti aggiuntivi trattati, gli annulli “Solidarietà e gratitudine ai militari alleati nel golfo”, la diaspora curda, l’operazione “Provide comfort”, il contingente “Airone”, introducendo infine richiami alla posta militare di altri Paesi.

Il costo è di 19,00 euro.


Sono gli argomenti che Massimo Pamio e Monica Ferri hanno affrontato nel libro “Chi era Francesco Paolo Michetti”. Se ne parlerà a Chieti sabato 13 aprile

Il libro sarà presentato sabato a Chieti
Il libro sarà presentato sabato a Chieti

“È stato uno dei massimi esponenti della storia della pittura italiana e mondiale. Talento e genialità ne fanno un soggetto versatile, eclettico, pieno di interessi, curioso; egli non fu solo pittore, ma anche incisore, scultore, fotografo, regista cinematografico, inventore e perfino architetto esoterico e visionario”.

Lo sostengono alla casa editrice Mondo nuovo riferendosi al protagonista del libro “Chi era Francesco Paolo Michetti” (154 pagine, 16,00 euro). Va ricordato, poi, che dal 1906 il suo ritratto dedicato a Vittorio Emanuele III finì per caratterizzare numerosi francobolli.

“Nel ripercorrere la vita, tentando di definirne il complesso percorso tecnico-artistico che si sviluppa per cicli, dalla fase centrale culminante nella luminosità gioiosa con cui egli mostra una perfetta armonia con il creato, espressione religiosissima che poi diverrà via via più greve, fino all’essenzialità dell’ultima fase, in cui diverrà astrattista e iperrealista, precursore di tutte le correnti del Novecento italiano”, il volume si misura con la profondità di quella ricerca, per poi porsi una questione ancor oggi irrisolta: perché Michetti volle tener nascosta la sua attività profetica, quella di aver compreso che dopo di lui si sarebbe sviluppato e avrebbe trionfato l’Astrattismo?

A scriverne sono stati Massimo Pamio e Monica Ferri, uno analizzando le opere e la biografia, l’altra descrivendo la psicologia attraverso l’interpretazione grafologica.

Gli autori, sabato 13 aprile alle ore 17.30 presso il Museo “Costantino Barbella” di Chieti (si trova in via De Lollis 10), parteciperanno a un incontro inserito nell’ambito del percorso “Salotti teatini”. Riguarderà questo e un altro lavoro, dovuto agli stessi specialisti, “Chi era Gabriele D’Annunzio”. L’ingresso è libero.


È il catalogo che Cif-Unificato dedica ai due Paesi dell’Oceania, comprendendo servizi e territori con autonomia postale. Conta 208 pagine

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Dall’Oceania
Dall’Oceania

Quattro anni di attesa ed ecco la nuova edizione, la settima, del catalogo che Cif-Unificato dedica ai maggiori (e anche per questo più collezionati) Paesi dell’Oceania. Vale a dire, considerando pure le dipendenze che hanno autonomia postale, Australia e relativo Territorio Antartico, Nuova Zelanda e Ross.

Naturalmente, sono repertoriate pure le produzioni particolari, come -laddove esistenti- francobolli di servizio e libretti.

Per documentare quanto emesso dagli inizi dei rispettivi capitoli alla fine del 2023 sono state necessarie 208 pagine, ognuna delle quali suddivisa in tre colonne. Come sempre per le produzioni di questa casa editrice, i testi risultano redatti in italiano, le immagini appaiono a colori, le stime economiche sono espresse in euro. Come in euro è il prezzo di copertina: ne richiede 36,00.


“La famiglia Manzoni”: il libro di Natalia Ginzburg, riedito da Einaudi con la curatela di Salvatore Silvano Nigro, impiega anche le lettere quale fonte documentaria

Impiega anche le lettere
Impiega anche le lettere

Per chi, stimolato dal centocinquantenario trascorso dalla morte dell’autore de “I promessi sposi”, registrato l’anno scorso, desidera approfondire il personaggio e il contesto in cui si muoveva, ecco il libro “La famiglia Manzoni”, dovuto a Natalia Ginzburg (1916-1991).

In proposito, annotava la scrittrice: “Ho tentato di rimettere insieme la storia della famiglia Manzoni; volevo ricostruirla, ricomporla, allinearla ordinatamente nel tempo. Avevo delle lettere e dei libri. Non volevo esprimere commenti, ma limitarmi a una nuda e semplice successione di fatti. Volevo che i fatti parlassero da sé. Volevo che le lettere, accorate o fredde, cerimoniose o schiette, palesemente menzognere o indubitabilmente sincere, parlassero da sé… Il protagonista di questa lunga storia famigliare non volevo fosse Alessandro Manzoni. Una storia famigliare non ha un protagonista; ognuno dei suoi membri è di volta in volta illuminato e risospinto nell’ombra. Non volevo che egli avesse più spazio degli altri; volevo che fosse visto di profilo e di scorcio, e mescolato in mezzo agli altri, confuso nel polverio della vita giornaliera. E tuttavia egli domina la scena; è il capo-famiglia; e gli altri certo non hanno la sua grandezza. E d’altronde egli appare più degli altri strano, tortuoso, complesso”.

Il lavoro, che appunto impiega anche le corrispondenze per raggiungere l’obiettivo documentario, è stato riedito da Einaudi con la curatela di Salvatore Silvano Nigro. Conta 516 pagine e costa 15,00 euro.



È “L’Italia al lavoro”, protagonista dello studio realizzato nel 1991 da Danilo Bogoni e Andrea Malvestio, poi edito da Poste italiane

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Ritorno agli anni Cinquanta
Ritorno agli anni Cinquanta

A tutto tondo una delle serie definitive più note d’Italia, quella dovuta a Corrado Mezzana (1890-1952), emessa il 20 ottobre 1950 nella versione con filigrana ruota alata e in parte ripresa dall’1 marzo 1955 con il tappeto di stelle, sempre quale fondo di sicurezza.

Eppure -lo segnalano gli autori, Danilo Bogoni e Andrea Malvestio- alcuni dei bozzetti richiamano idee ben precedenti, riguardanti un Paese sostanzialmente ancora rurale. È la guida “«L’Italia al lavoro» - La pittorica d’Italia”, edita da Poste italiane nel 1991 e di cui ora è stata ritrovata qualche copia.

Le 80 pagine con immagini anche a colori (10,00 euro) descrivono nei dettagli i soggetti, pure quelli non adottati. Accanto ai decreti figurano approfondimenti circa gli aspetti tecnici (per esempio stampa, retino, colori, filigrana, dentellatura), i valori facciali e le tariffe, gli usi postali, i perfin, gli impieghi particolari come segnatasse o per Trieste.


Dalla Yvert & Tellier il catalogo dedicato alle etichette per l’affrancatura, servizio nel Paese introdotto nel 1969 e impiegato ancora adesso

Dedicato alla Francia
Dedicato alla Francia

Un settore minore, che però ha i suoi appassionati. È quello delle affrancature da distributori automatici. Lo dimostra, caso mai fosse necessario, la Yvert & Tellier: vi ha dedicato un catalogo specifico di formato “A5”; riguarda solo la Francia, che impiega le etichette definite Lisa (per “libre-service affranchissement”).

Sembrerebbe un lavoro semplice, ma in realtà ha richiesto 128 pagine, caratterizzate da testi nella lingua nazionale, immagini a colori e valutazioni espresse nella moneta comune.

Grazie ad Alain Gengembre e Bernard Heron -annota il presidente e direttore generale dell’azienda, Benoît Gervais- è stato possibile ricostruire la storia di questa modalità distributiva. Lo studio comincia il 4 aprile 1969, quando il sistema venne saggiato a Montgeron (Île-de-France). Dava la possibilità di ottenere vignette con tariffa in funzione del peso, senza dover passare dallo sportello. Contemporaneamente permetteva di conservarle nuove e utilizzarle quando necessario proprio come francobolli. Evidente l’evoluzione grafica, passata dai supporti autoadesivi bianchi, poi al fondo colorato, quindi a vere e proprie immagini, come quelle ancora in uso adesso.

Il repertorio arriva alla fine del 2023 e richiede 25,90 euro.


Disponibile il secondo volume che Cif-Unificato ha dedicato ai “Classici d’Europa”, cioè ai francobolli emessi fino al 1945

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Lo sguardo sull’Est, ma d’antan
Lo sguardo sull’Est, ma d’antan

Dopo quello dedicato alla parte occidentale, era atteso. È il lavoro che Cif-Unificato ha intitolato “Classici d’Europa”: il secondo volume, anch’esso al debutto, tratta l’area orientale del Vecchio continente, pure questa volta fermandosi al 1945. Precisa risposta della casa editrice (peraltro non l’unica ad averlo fatto) all’infinito proliferare di nuovi francobolli.

Il catalogo conta 276 pagine di formato “A4” e richiede 60,00 euro. I testi, in italiano, risultano distribuiti su due o tre colonne; le immagini quasi sempre appaiono a colori. Quanto alle valutazioni economiche, vengono espresse nella moneta comune.

Questi i capitoli considerati, servizi, contesti particolari e occupazioni compresi: Albania, Armenia, Azerbaigian, Balcani (riguarda però l’area che sarebbe diventata la Jugoslavia), Batum, Bulgaria, Caucaso, Cecoslovacchia, Croazia, Estonia, Georgia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia e Urss, Slovacchia, Turchia, Ucraina, Ungheria.

Dove necessario, sono state aggiunte delle mappe esplicative.



È l’autobiografia scritta su un lenzuolo matrimoniale da Clelia Marchi (1912-2006). Il reperto risulta conservato a Pieve Santo Stefano (Arezzo); lo riprende un libro edito da Il saggiatore

Nuova l’edizione del Saggiatore
Nuova l’edizione del Saggiatore

È uno dei pezzi forti conservati dalla Fondazione archivio diaristico nazionale onlus di Pieve Santo Stefano (Arezzo): un lenzuolo matrimoniale largo oltre due metri, trasformato da Clelia Marchi in un’autobiografia, quasi una lunga, lunghissima lettera scritta dopo la morte del marito. Al reperto è dedicata una stanza presso il Piccolo museo del diario.

La testimonianza ora viene proposta da Il saggiatore come “Gnanca na busia” (96 pagine, 14,00 euro). Rappresenta l’“esito di un accurato lavoro di revisione”, che ha riportato la scrittura alla stesura originale, titolo compreso.

È il racconto dell’esistenza, semplice e straordinaria, della contadina vissuta tra il 1912 e il 2006. “Care Persone Fatene Tesoro Di Questo Lenzuolo Che C’è Un Po’ della Vita Mia; è Mio Marito; Clelia Marchi (72) anni hà scritto la storia della gente della sua terra, riempendo un lenzuolo di scritte, dai lavori agricoli, agli affetti”.

La donna ha trascorso tutta l’esistenza a Poggio Rusco (Mantova). A quattrodici anni, mentre sta “dietro alla macchina del frumento”, incontra Anteo Benatti, che diventerà compagno di vita. Lavorando molto, riescono a comprare finalmente la casa. Ma subito dopo il marito scompare in modo tragico. È allora che lei comincia a scrivere una storia fatta di miseria e guerra, di polenta e attività nei campi, di muri crivellati da proiettili e paura del nemico e del padrone, ma anche di amore: per gli otto figli, quattro cresciuti e quattro persi. Una storia di piccole cose e avvenimenti, di grandi passioni e insuperabili lutti, narrata in sequenza lungo 184 righe, numerate per non perdere il filo durante la lettura.

La postfazione è di Vinicio Capossela.

L’autrice, Clelia Marchi, davanti al lenzuolo nel 1992 (foto Livi)
L’autrice, Clelia Marchi, davanti al lenzuolo nel 1992 (foto Livi)




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